One-Shot

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  1. •°¤*Manny*¤°•
     
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    Mentre attendo pazientemente di iniziare a ruolare posto qui e là u.u
    E visto che adoro scrivere one shot (soprattutto Yaoi) ne posterò qualcuna.

    Genere e rating all'inizio di ognuna ^^



    Sesso, Boxe e Videotape

    Genere: Yaoi
    Rating:NC17

    Tieni gli occhi sull’avversario, schiva, finta, non distrarti…
    Nella Boxe basta un solo secondo per decidere di tutta la tua carriera…
    Un colpo, a segno, il tuo avversario va al tappeto ed è finita, oppure sei tu a cadere…




    Lyus chiuse gli occhi, ansimante, i pugni levati verso il cielo mentre lo speaker annunciava la sua ennesima vittoria.
    Era al culmine della sua carriera, i manager facevano a gara per accaparrarselo, la società che lo sponsorizzava in quel momento lo pagava profumatamente e la sua vita sembrava non poter andare meglio di così.
    Evitando la folla dei fan si diresse verso gli spogliatoi, chiudendosi la porta alle spalle, poi, dopo aver lasciato cadere pantaloncini e guantoni sul pavimento, si infilò sotto una delle docce.
    Lasciò che l’acqua calda gli massaggiasse i muscoli indolenziti, si legò un asciugamano in vita, poi tornò al suo armadietto.
    Lo specchio interno gli restituì la sua immagine e Lyus si soffermò per un attimo sul proprio aspetto.
    L’ombra di un vecchio livido gli copriva l’occhio sinistro e parte del volto ed il suo ultimo avversario gli aveva spaccato il labbro in due punti.
    Tuttavia il suo viso continuava ad essere maledettamente attraente, i lineamenti marcati e decisi, gli occhi chiari ed i corti capelli biondi mandavano in visibilio le fan.
    Trentacinque anni e con un mucchio di denaro, con il viso d’angelo ed il fisico da lottatore, muscoloso e possente, per lui non era un problema trovare qualcuno che gli scaldasse il letto.
    Doveva solo aprire la porta dell’edificio e scegliere tra le centinaia di adoratori, non quella sera però, quella sera aveva solo voglia di un po’ di tranquillità.
    Si sottopose docilmente alla solita trafila degli autografi e dei ringraziamenti, poi si rifugiò nella sua auto, imboccando la statale, direzione: casa sua.
    Mentre le luci della strada scorrevano si ritrovò a pregustare la serata che lo aspettava, sapeva che la donna delle pulizie gli avrebbe fatto trovare il caminetto acceso e la birra gelata in frigo, senza accorgersene pigiò il piede sull’acceleratore, smanioso di arrivare a casa.
    Aveva appena imboccato la strada privata che portava alla sua villa quando i fari dell’auto illuminarono una figura appoggiata ad una macchina, di fronte al suo vialetto.
    Lyus strinse il volante con forza, trattenendosi dall’investirlo quando lo riconobbe, la brace della sigaretta che stava fumando illuminava a tratti il viso dai lineamenti delicati, i capelli neri come la notte e lunghi fino alle spalle ondeggiavano nella brezza leggera della sera.
    Thomas Elson, ventidue anni, figlio di puttana dalla testa ai piedi, faceva il fotografo per la testata scandalistica più famosa della città e a quanto pareva aveva una innata ‘simpatia’ per lui.
    Ultimamente non faceva che mettere in giro voci secondo cui gran parte delle compagnie che si concedeva non erano donne.
    Il che era anche vero, Lyus Garner era un bisessuale convinto, ma se certe voci avessero preso piede la sua carriera poteva considerarsi rovinata.
    Il fotografo era piuttosto mingherlino in confronto a lui e ad altre sue ‘vittime’, tuttavia non c’era verso di spaventarlo.
    Un suo collega, ormai ritiratosi dalle scene, l’aveva fatto pestare per bene, qualche mese prima, ma lui era tornato all’attacco ancora più determinato di prima.
    Aveva una borsa a tracolla in cui teneva tutti i suoi marchingegni infernali, e stava giocando distrattamente con una minuscola videocamera come se fosse un nuovo giocattolo.
    I jeans aderenti e la maglia nera mettevano in evidenza quanto fosse minuto, la giacca di jeans sembrava troppo leggera per proteggerlo dal freddo… ma forse gli stronzi non soffrono il freddo, si ritrovò a pensare.
    Il ragazzo sollevò lo sguardo quando udì il motore della sua macchina, un vago sorriso gli increspò le labbra quando lo riconobbe.
    Quando si fu fermato si avvicinò, facendogli segno di abbassare il finestrino, Lyus sospirò, obbedendo a malincuore, tanto prima o poi sarebbe dovuto scendere dalla macchina…
    “Bella casa” disse il ragazzo, chinandosi per essere alla sua altezza, l’uomo sospirò “che vuoi Elson, perché non vai a rompere le palle a qualcun altro?”.
    Thomas sogghignò “non preoccuparti, me ne vado subito” disse sfilando di tasca alcune foto e gettandogliele in grembo “volevo solo avvisarti che sul giornale di dopodomani potresti trovare queste”.
    Il boxer si paralizzò, erano foto sue, in atteggiamenti inequivocabili, con…; “con la moglie del presidente della società, non si fanno certe cose” disse Thomas con un ghigno.
    Lyus deglutì, quelle foto potevano essere la sua rovina, il presidente della società l’avrebbe cacciato fuori a calci…
    “Che… che cosa vuoi?” chiese, il fotografo si strinse nelle spalle “non saprei, tu che mi offri?” chiese.
    Lyus aprì di scatto la portiera, facendolo quasi cadere, prima che potesse reagire lo afferrò per il bavero della giacca, sbattendolo sul cofano della macchina.
    ”Ti offro di essere preso a calci da qui fino alla redazione del giornale, piccolo bastardo” ringhiò, Thomas non sembrò per nulla intimorito , anzi, un vago sorriso gli increspò le labbra “sicuro che vuoi parlarne qui? Ci sono un sacco di testimoni…” sussurrò in tono mellifluo.
    Il boxer fece un respiro profondo “entra” disse lasciandolo ed incamminandosi lungo il vialetto che conduceva alla porta di casa sua, forse poteva riuscire a corromperlo…

    Una volta dentro Lyus si diresse in cucina, aveva bisogno di una birra, doveva distrarsi dalla voglia impellente di usare quel mucchietto d’ossa come straccio per i pavimenti.
    Come ebbe inghiottito il primo sorso si sentì immediatamente meglio, tornò in salotto, dove il ragazzo lo stava aspettando, si era tolto la borsa e l’aveva appoggiata sul tavolo assieme alla videocamera.
    “Allora” disse l’uomo senza tanti preamboli “quanto vuoi per non pubblicare le foto?” , detestava dover scegliere a patti con quel verme, ma non vedeva altre soluzioni “posso arrivare fino a cinquecento, che sono certo, è il quadruplo di quanto il tuo capo ti pagherebbe quelle foto”
    “Non saprei” disse il fotografo “a dire la verità volevo solo…” tirò fuori un registratore dalla tasca della giacca “…la prova che hai tentato di corrompermi, per arricchire un po’ la storia”.
    Fu la goccia che fece traboccare il vaso, Lyus lo osservò, furioso, poi gli si avvicinò colpendogli la mano e facendo finire a terra il piccolo registratore che andò in frantumi.
    Lo afferrò per il bavero della giacca spingendolo verso il muro “sai che cosa penso di te?” sibilò rovesciandogli la bottiglia di birra sopra la testa “che sei uno schifoso parassita”.
    Si allontanò da lui lasciandolo lì, appiccicoso e gocciolante, mentre andava a prendersi un'altra birra, cercando di calmarsi.
    Quando tornò lui era ancora lì, stava frugando nella sua borsa, alla ricerca del telefono.
    Thomas si voltò appena “vedrai” disse con un ghigno “i titoloni di domani mattina, tu e la signora sbattuti in prima pagina, lascia solo che avvisi il mio collega di mandare in stampa l’articolo ”.
    Lyus stava valutando se massacrarlo di botte o meno, poi sospirò “senti, parliamone, d’accordo? Mi dispiace, ho reagito in modo brusco… che cosa vuoi in cambio del tuo maledetto silenzio?”.
    Thomas sogghignò, “ne parlerei tanto volentieri, ma vedi, con questa roba appiccicosa addosso non credo che potrei prestarti molta attenzione, è fastidiosa…” riprese rovistare nella borsa.
    Lyus si avvicinò “senti, aspetta dai, va di sopra, fatti una doccia e poi ne riparliamo, d’accordo?” disse, cercando di mostrarsi più tranquillo possibile.
    Il ragazzo sembrò valutare la proposta, in effetti poteva ricavarne molto di più che uno scoop, tra l’altro mal pagato, se tutto fosse andato secondo i suoi piani forse quel mese non avrebbe avuto problemi a pagare l’affitto…
    “Mostrami il bagno allora” disse, sorridendo soddisfatto, tolse dalla tasca della giacca le chiavi dell’auto un pacchetto di sigarette ed un accendino, poi gliela porse “ti manderò il conto della lavanderia” aggiunse “ma ci terrei tanto che questa me la lavassi tu” disse in tono di evidente presa in giro.
    L’uomo strinse i pugni, lasciandola cadere per terra “ti mostro il bagno” ringhiò, facendogli strada, senza aggiungere altro.
    Tomas attese che si fosse chiuso la porta alle spalle, poi iniziò a spogliarsi, lasciando cadere distrattamente i vestiti sul pavimento, poi si infilò sotto la doccia.
    In fondo quel tipo non era cattivo, altri al suo posto gli avrebbero già dato una bella ripassata, era già successo in fondo…
    Chiuse gli occhi, sperando di riuscire a ricavarne qualcosa sul serio.
    Lyus nel frattempo era sceso al piano inferiore, rientrando in salotto, gli era venuta un idea folle, non era il tipo da lasciarsi trattare così senza reagire.
    Prese le chiavi che il ragazzo aveva lasciato sul tavolo, poi uscì di casa, la vecchia macchina ci mise un po’ a mettersi in moto, poi a sbalzi finalmente partì.
    La parcheggiò poco lontano, in modo che ostruisse il vialetto del suo insopportabile vicino, suonando il clacson per essere sicuro che si affacciasse.
    Tempo due minuti ed era sicuro che quel vecchio malefico si sarebbe attaccato al telefono per fare intervenire quelli della rimozione forzata.
    Rientrò in casa fischiettando ed appoggiando nuovamente le chiavi sul tavolo, stava per sedersi sul divano quando lo sguardo gli cadde sulla giacca del fotografo, socchiuse gli occhi mentre un’idea ancora più assurda gli balzava in mente.
    Afferrò la giacca, poi corse al piano di sopra, socchiudendo la porta del bagno, a giudicare dai rumori il ragazzo era ancora sotto la doccia.
    Fu un attimo, aprì la porta del bagno, afferrò i vestiti che l’altro aveva abbandonato sul pavimento e scese al piano inferiore.
    Una gioia selvaggia lo pervase, mentre li gettava uno ad uno nel caminetto, ora quel moccioso l’avrebbe pagata per tutte le umiliazioni che aveva subito a causa sua, oh si, si sarebbe divertito lui questa volta…
    La porta del bagno che veniva sbattuta gli rivelò che l’altro aveva ormai concluso la doccia e si era accorto che i suoi vestiti erano spariti.
    Infatti, trenta secondi dopo apparve, furioso e gocciolante, con un asciugamano bianco legato in vita.
    “Dove sono i miei vestiti?” ringhiò stringendo le dita sottili attorno al bordo dell’asciugamano, “non ne ho idea” rispose Lyus con un sorriso angelico “sei sicuro che non se ne siano andati di loro spontanea volontà?”
    Lo osservò, con un ghigno stampato sul viso, era così mingherlino in confronto a lui, avrebbe potuto sbriciolargli le ossa senza problemi.
    Eppure non aveva avuto timore di seguirlo, aveva fegato, doveva ammetterlo e anche in quel momento, con le mani strette attorno all’asciugamano con tanta forza da farsi sbiancare le nocche, non sembrava per nulla intimorito.
    Thomas fece un respiro profondo “ahah! Divertente, ora dove sono i miei vestiti?” chiese, piuttosto irritato.
    Lyus sogghignò, facendogli un cenno ed indicandogli il caminetto, il ragazzo si voltò seguendo il suo sguardo, poi sgranò gli occhi, tornando a guardarlo incredulo “figlio di…” mormorò “che cosa credi di fare eh?” ringhiò furioso.
    Il boxer si strinse nelle spalle con noncuranza, continuando a bere la sua birra “non saprei, anche se credo che sarebbe divertente vederti tornare a casa tua così”.
    Gli si avvicinò afferrando l’asciugamano e tirandolo con un forte strattone “anzi” disse mettendoselo in spalla “questo è mio, va pure ora se vuoi… chissà come saranno contenti i tuoi colleghi giornalisti quando li chiamerò per passargli questa notizia… ti aspetteranno con ansia non credi?”.
    Thomas afferrò uno dei cuscini del divano, usandolo per coprirsi “a che gioco stai giocando, eh?” chiese con una nota isterica nella voce.
    Lyus sorrise “a nessuno” disse “è solo che ora sono io ad avere la situazione sotto controllo”; il fotografo strinse i pugni “ho capito” sibilò “che cosa vuoi per darmi dei vestiti con cui tornare a casa?”.
    Il boxer gli si avvicinò, “iniziamo a ragionare” disse.
    “Però non saprei proprio cosa chiederti in cambio” sospirò “che tu la smetta di starmi tra i piedi sicuramente, ma mi sembra troppo poco per tutto quello che mi hai fatto passare”.
    Thomas si morse il labbro inferiore “e quindi?” mormorò mentre una morsa di gelida anticipazione gli serrava lo stomaco “vuoi forse prendermi a pugni?”.
    Il boxer scosse la testa, “al contrario” gli sussurrò all’orecchio, con fare provocante “qualcosa di più piacevole e divertente”.
    L’altro sgranò gli occhi, sentì il proprio stomaco contrarsi mentre realizzava quello che l’altro intendeva, “ho… credo di aver capito…” disse, la voce ridotta ad un sussurro.
    Lyus annuì “allora siamo d’accordo?” chiese, senza aspettarsi risposta, lo spinse lentamente contro il muro, avvicinando le labbra al suo orecchio “cerca di non essere così rigido” soffiò divertito “e cerca di stare al gioco, se no non è divertente”.
    Gli mordicchiò il lobo dell’orecchio, poi fece scivolare le labbra fino a quelle del ragazzo, catturandole ed accarezzandogliele con la lingua.
    Thomas chiuse gli occhi, dischiudendole docilmente e lasciando che la lingua del boxer giocherellasse con la sua.
    Lyus sospirò soddisfatto, aveva capito che cosa intendeva per ‘stare al gioco’; si concentrò sulle labbra morbide del giovane, non avrebbe mai immaginato che fossero così piacevoli.
    La sua bocca aveva un buon sapore, un misto di menta e del tabacco delle sigarette, si accorse che l’altro aveva lasciato cadere il cuscino, stringendo nei pugni il tessuto della sua maglietta.
    “Sta a vedere che ci sta prendendo gusto” pensò divertito.
    Gli appoggiò una mano sul petto per allontanarlo “ora voltati” disse con un ghigno, Thomas si morse il labbro inferiore, fulminandolo con un occhiataccia “gia finiti i preliminari?” disse cercando di mantenere un’apparenza distaccata.
    Lyus rise sommessamente “una carogna come te non merita altro, ora voltati da bravo” disse in tono di scherno, osservandolo compiaciuto mentre obbediva “bravo, mi piacciono i ragazzi obbedienti” lo schernì
    Lo sentì fremere appena, quando gli appoggiò una mano sulla schiena, facendola scorrere lungo la colonna vertebrale “oh, adesso non sei più così sicuro di te stesso, vero?” gli sussurrò all’orecchio.
    Fece aderire il suo corpo muscoloso a quello del ragazzo, scosso da un nuovo brivido, mentre faceva scorrere le mani sul suo petto, ancora umido.
    Poi, senza preavviso si allontanò da lui andando a sedersi sul divano “i vestiti li trovi in camera mia, al piano di sopra” disse.
    Thomas si voltò lentamente, le mani ancora appoggiate al muro “come…?” mormorò, Lyus sospirò “volevo solo spaventarti un po’” disse “non che tu non sia attraente, credimi, non mi sarebbe dispiaciuto andare altre, ma averti in questo modo equivarrebbe ad uno stupro, ed io non sono un violentatore”.
    Il ragazzo lo osservò per un attimo in silenzio,se il boxer avesse osservato il suo viso vi avrebbe letto una violenta delusione.
    Ma Thomas non era tipo da lasciarsi intimidire, gli si avvicinò, sedendosi a cavalcioni sulle sue gambe ed allungandosi per baciarlo, le dita strette tra i suoi capelli,
    “E questo?” mormorò alla fine, quando si staccò per riprendere fiato “questo a cosa equivarrebbe?”.
    Lyus lo guardò senza parole “ma cosa…?” mormorò, bloccandosi di colpo quando il fotografo gli appoggiò la testa alla spalla, le labbra che sfioravano la pelle del suo collo mentre le sue mani gli accarezzavano il petto.
    “Rispondi” mormorò Thomas, soffiando contro al collo dell’uomo “questo a cosa equivale?”.
    “Equivale al fatto che non capisco cosa hai in mente” ribatté Lyus afferrandolo per le braccia e scostandoselo di dosso.
    “Nulla” ribatté il fotografo, guardandolo negli occhi, “solo che ogni volta che ti vedo, ogni volta che ti ho infastidito… be, non riuscivo a pensare altro che questo” sussurrò baciandolo di nuovo.
    Sincero in maniera quasi sconcertante, non ce la faceva più a fare finta di nulla, forse era attrazione fisica, forse qualcosa di più, non lo sapeva.
    Quello che sapeva era che ormai se lo sognava di notte, ogni volta che se lo trovava davanti doveva fare uno sforzo enorme per fare il proprio lavoro senza lasciarsi coinvolgere.
    Lyus lo guardò sbalordito, indeciso se credergli o meno, lo sguardo perso in quegli occhi verdi che in quel momento gli sembravano estremamente sinceri…
    Alla fine lo attirò verso di sé, cercando le sue labbra, di nuovo, con più convinzione quella volta.
    Gli appoggiò una mano alla base della schiena, tirandolo verso di sé, poi lasciò la sua bocca, scendendo ad accarezzargli il collo con la lingua.
    Thomas gemette sommessamente quando si soffermò su un punto particolarmente sensibile, il boxer sorrise, mentre con l’altra mano andava ad accarezzare l’erezione ormai evidente del ragazzo, con movimenti tanto lenti da risultare esasperanti.
    Il fotografo gemette di frustrazione, stringendo la maglia dell’altro tra le dita “non mi sbagliavo, sei proprio uno stronzo” mormorò con un filo di voce, respirando affannosamente.
    Un mugolio più forte gli sfuggì dalle labbra quando l’altro smise del tutto, spingendolo contro allo schienale del divano “non sei l’unico che vuole divertirsi” disse compiaciuto.
    Ancora prima che l’altro potesse ribattere era già sparito su per le scale, Thomas appoggiò le braccia allo schienale, senza perdere di vista le scale mentre l’attesa spasmodica lo divorava.
    Lyus riapparve di lì a poco, teneva in mano qualcosa che il ragazzo non riuscì a capire cosa fosse, l’uomo tornò a posizionarsi alle sue spalle, liberandosi della maglia e dei jeans, che iniziavano ad andargli stretti, mentre lui lo fissava di sbieco.
    Svitò il tappo del barattolo che aveva recuperato, immergendo le dita nella sostanza oleosa, poi senza alcun preavviso penetrò l’altro con un dito.
    Thomas si morse il labbro inferiore, colto alla sprovvista da quell’improvviso fastidio, poi, lentamente si rilassò, mano a mano che le dita dell’altro si muovevano dentro di lui il fastidio fu sostituito dal piacere.
    Il suo respiro si fece più veloce, mano a mano che i movimenti del biondo si facevano più audaci e profondi.
    Lyus sorrise, quei gemiti sommessi lo eccitavano non poco, al dito se ne aggiunse un secondo, sorrise del mugolio infastidito che ricevette in risposta.
    Quel ragazzo era la creatura più sensuale e provocante che avesse mai avuto tra le mani, ed il fatto che fino a poco prima gli avesse reso la vita un inferno rendeva l’averlo li, docile e sottomesso ancora più eccitante.
    Alla fine sfilò le dita, appoggiando le mani sui fianchi dell’altro, che gemette appena per quel mancato contatto, “ora rilassati” sussurrò.
    Stava per procedere quando qualcosa attirò la sua attenzione, fissò incredulo il tavolo di fronte a sé “non è possibile” mormorò tra sé e sé.
    Non poteva crederci, anche se avrebbe dovuto immaginarselo e comunque oramai era tardi per recriminare…
    Maledizione, maledizione, maledizione!
    Strinse la presa sui fianchi sottili del ragazzo, penetrandolo poi con un colpo solo, con tutta la rabbia e la violenza che aveva.
    Thomas soffocò un grido di dolore contro a tessuto del divano, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
    Una seconda spinta gli strappò un secondo gemito “fa male…” mormorò con voce strozzata, “ma davvero?” fu la secca risposta dell’altro, dando una terza spinta, con estrema violenza.
    Osservò per un attimo le spalle del ragazzo, scosse da singhiozzi silenziosi, poi sospirò.
    Per quanto fosse stato scorretto era solo un ragazzo e a lui non piaceva fare del male a chi non poteva difendersi…
    “Cerca di rilassare i muscoli” sospirò, accarezzandogli delicatamente la schiena e riprendendo a muoversi più lentamente.
    Thomas annuì debolmente, mentre il suo respiro spezzato e sofferente tornava regolare, ben presto i gemiti di dolore furono sostituiti da quelli di piacere di entrambi, poi scemarono e nella stanza tornò il silenzio, rotto solo dai loro respiri pesanti.
    Lyus si accasciò sulla schiena del ragazzo, soddisfatto ed ansimante, nessuno dei due si mosse per quasi un minuto.
    Fu l’uomo ad allontanarsi alla fine “hai avuto quello che volevi no?” disse con una nota dolente nella voce.
    Si infilò nuovamente i jeans, poi si sedette sul divano “ora va di sopra, in camera mia, prendi dei vestiti e vattene fuori di qui, va pure a fare il tuo scoop” disse.
    Thomas rannicchiato sul divano, si voltò, guardandolo confuso “cosa… di cosa stai parlando?” mormorò; “di cosa sto parlando?” chiese il boxer in tono ironico “pensi che sia scemo? Che non mi sarei accorto che quando sei entrato hai lasciato la videocamera accesa?”.
    Il ragazzo si voltò verso il tavolo dove aveva appoggiato la borsa, la spia rossa dell’oggetto indicava che aveva continuato a registrare.
    “Alla fine sei arrivato anche a vendere il culo per il tuo lavoro, complimenti” ringhiò acido Lyus, osservandolo alzarsi cautamente dal divano.
    Thomas raccolse da terra l’asciugamano, legandoselo nuovamente in vita “pensi che l’abbia fatto per quello?” chiese.
    “Io non lo penso, io ne sono certo, piccolo bastardo schifoso” ringhiò il boxer in risposta “ora va pure a rovinarmi la carriera, sono certo che ti saresti messo a fare i salti di gioia quando ti ho fatto quella proposta”.
    Lo osservò avvicinarsi al tavolo e ad armeggiare con la videocamera “chissà come sei stato deluso” continuò “quando ti ho detto che non avevo intenzioni serie, ma di certo hai trovato il modo di convincermi, con tutte quelle balle… e io idiota che ci ho creduto… ora vattene fuori di qui” concluse alzandosi in piedi, come a voler ribadire la propria ostilità.
    Il ragazzo distolse lo sguardo, accendendosi una sigaretta, non riuscendo però a dissimulare il tremito leggero che gli scuoteva le mani.
    Le prime boccate servirono a calmarlo “ti sbagli” mormorò “vuoi sapere per quale motivo l’ho lasciata accesa? Perché speravo che mi prendessi a pugni, ecco perché”.
    Sentiva che era alle sue spalle, ma non voleva girarsi “poi ti avrei denunciato e avrei preteso i danni morali e materiali, un accusa di aggressione per un boxer non è poi così grave, anzi, ne aumenta la popolarità”.
    Quello che era successo poi era stato solo un piacevole imprevisto.
    “E per quale motivo, che cosa ti ho fatto per meritarmi questo accanimento?” chiese Lyus, Thomas trasalì, era talmente vicino che il suo fiato caldo gli aveva accarezzato il collo.
    “Nulla” mormorò spegnendo la sigaretta, abbassò lo sguardo, prendendosi la testa tra le mani “merda… guarda cosa sono arrivato a fare…” mormorò tra sé e sé.
    L’uomo lo osservò in silenzio, poi lo fece voltare, gli prese delicatamente i polsi, tirandoglieli verso il basso “ora guardami” disse in tono tranquillo “guardami e spiegami il perché di tutta quella sceneggiata”.
    Il ragazzo sollevò lentamente lo sguardo “per denaro, che altro?” mormorò infine “alla fine si riduce tutto a quello no? Ai debiti, all’affitto da pagare, al fatto che mi tocca saltare i pasti perché altrimenti vengo sfrattato e a quello stronzo del mio capo mi paga una miseria”.
    Ammutolì di colpo, non era mai stato così sincero con nessuno, né tanto meno si era mostrato così debole ed insicuro.
    “Ma quello che ti ho detto” aggiunse poi in un sussurro “è vero, dall’inizio alla fine”; Lyus sospirò pesantemente “come faccio a crederti?” chiese.
    Tomas fece un sorriso amaro “hai ragione, non puoi” mormorò, lasciandogli scivolare in mano la memoria della videocamera “lasciami tornare a casa, per favore”.
    L’uomo annuì, allontanandosi da lui ed avviandosi al piano di sopra, riflettendo su quanto gli aveva appena detto, abbassò lo sguardo sul piccolo oggetto che teneva in mano, poi fece un debole sorriso…
    Il fotografo rimise le sue cose nella borsa, tutto ad un tratto il tornare nel suo squallido appartamento vuoto non era più così allettante.
    Si voltò quando sentì l’altro scendere allungando la mano per prendere la t-shirt che gli porgeva.
    Osservò per un attimo l’indumento in silenzio “d’accordo che è talmente grande che mi arriva alle ginocchia” disse, tornando al suo solito tono strafottente “ma era troppo chiedere un paio di jeans? Pretendi che vada a casa così?”.
    Lyus si strinse nelle spalle “a dire il vero era per chiederti di rimanere a dormire” rispose con un sorriso.
    Gli prese il viso tra le mani, ignorando la sua espressione sbalordita, egli sfiorò delicatamente le labbra con le sue “ho deciso di crederti” mormorò.
    Thomas lo osservò sbalordito per qualche secondo, poi gli infilò le dita tra i capelli, cercando le sue labbra ed approfondendo quel fugace contatto “grazie” mormorò quando si allontanò per riprendere fiato.
    Il boxer sorrise, poi lo prese per mano, tirandolo verso il piano superiore…
    --
    “Allora siamo d’accordo” disse Lyus, poi abbassò la cornetta del telefono interrompendo la comunicazione.
    Era molto presto, ma quella decisione gli era venuta quella notte, mentre osservava Thomas che dormiva rannicchiato a fianco a lui.
    Stava per tornare di sopra quando lo sguardo gli cadde sulla borsa del ragazzo, spinto dalla curiosità si avvicinò per darci un’occhiata.
    Non si stupì di trovarvi una gran quantità di marchingegni di cui lui ignorava la funzione, però tra le altre cose scorse una specie di quaderno.
    Lo prese, indeciso se fosse giusto o meno, sulla copertina di pelle bianca c’era scritta a caratteri dorati la frase -Non dimenticare mai i tuoi sogni-.
    Una frase dozzinale, di quelle che si stampano ovunque, ma in quel caso sospettava che ci fosse un significato più profondo, lo aprì, scoprendo che era un album di fotografie.
    Paesaggi, persone, fiori, animali, erano foto comuni, ma chi le aveva scattate era riuscito a cogliere l’anima di quelle scene di vita quotidiana.
    Le luci, le ombre, trasmettevano lo stato d’animo con cui quelle immagini erano state catturate.
    Lyus si accorse che un sorriso gli era affiorato alle labbra, quel ragazzo aveva un gran talento, gettarlo via passando il tempo a fotografare scandali era un’eresia.
    Richiuse l’album, rimettendolo via e tornando al piano di sopra, poi si diresse in camera sua, Thomas stava ancora riposando.
    Si fermò sulla porta, osservandolo mentre un sorriso gli increspava le labbra, l’incubo dei manager, l’anticristo degli sportivi stava dormendo placidamente nel suo letto, con indosso nient’altro che una maglietta troppo grande.
    Finalmente sembrava quello che era, un ragazzo e non un demonio, quasi stentava a riconoscerlo senza quell’aria da gelido bastardo stampata sul viso.
    Si avvicinò al letto, salendovi ed avvicinandosi a lui “sveglia” mormorò dolcemente, sfiorandogli la fronte con le labbra.
    Il fotografo aprì lentamente gli occhi “buongiorno” mormorò sbadigliando vistosamente “mi aspettavo la colazione a letto” borbottò poi, allungandosi verso di lui per baciarlo di nuovo.
    “Devo andare al lavoro” sospirò poi, Lyus annuì, poi tirò fuori dalla tasca alcune banconote e gliele porse.
    Thomas osservò il denaro, poi fece una smorfia “che fai, mi paghi come una prostituta?” chiese, l’uomo sorrise, accarezzandogli il viso “no, sono i soldi per il taxi” disse con un sospiro.
    L’altro lo guardò confuso “sono venuto in macchina” disse “non ho bisogno di un taxi”, Lyus sembrò profondamente divertito “a quest’ora l’avranno già rimossa” disse.
    “Ieri sera l’ho spostata in modo che ostruisse il vialetto del mio simpatico vicino, se non le ha dato fuoco avrà sicuramente chiamato il carro attrezzi”.
    Thomas sgranò gli occhi “ma che stronzo!” esclamò tirandogli un pugno sulla spalla, poi non contento cercò di colpirlo ancora.
    Lyus gli afferrò i polsi, bloccandoli contro al materasso “vuoi fare a botte con me?” chiese divertito “non so quanto ti convenga”.
    Il ragazzo si divincolò per un po’ come un gatto furioso, poi si arrese; chiuse gli occhi ansimando stancamente.
    Il boxer si chinò, per baciargli il collo “io ti avevo avvisato” mormorò contro la sua pelle, poi sollevò la testa “perché non sei sempre così dolce?” chiese a metà tra il serio ed il divertito.
    “Perché essere dolce non mi procura denaro a sufficienza per pagare l’affitto, che tra parentesi scade oggi, quindi mi tocca andare al lavoro” disse cercando di toglierselo di dosso.
    “Per l’affitto non devi preoccuparti” rispose Lyus, “visto che sono appena diventato il tuo nuovo padrone di casa” disse in tono solenne “e se proprio non ti bastano i soldi accetto anche pagamenti in natura” aggiunse ridendo.
    Thomas lo guardò allibito “cosa…, ma perché?” mormorò, “perché al giorno d’oggi gli immobili sono l’investimento migliore” ribatté l’altro “ah, e niente storie, o potrei anche decidere di aumentarti l’affitto”.
    Il ragazzo lo fissò per qualche secondo, poi fece un debole sorriso, gettandogli le braccia al collo “io… non so davvero come ringraziarti… non merito che tu sia così buono con me dopo tutto quello che ti ho fatto passare” mormorò.
    Lyus sorrise “lo so, infatti c’è una condizione”, “qualsiasi cosa” rispose l’altro, affondando il viso contro al suo collo.
    L’uomo gli accarezzò la schiena, poi sospirò “lascia quel maledetto lavoro e dedicati a coltivare i tuoi sogni” disse.
    Thomas si allontanò da lui, osservandolo confuso “i miei sogni?” chiese, il boxer annuì “ho… curiosato nella tua borsa, più precisamente tra le foto”.
    Il ragazzo distolse lo sguardo “ah… quelle non sono nulla… solo lavori mediocri senza importanza” mormorò.
    Lyus gli prese il viso con una mano, sollevandoglielo “si, certo… e io sono un pugile principiante” disse “hai del talento, fidati, se l’ho colto io che di arte ne capisco poco o nulla vuol dire che ne hai da vendere”.
    Alla fine riuscì a convincerlo, sebbene licenziandosi avrebbe dovuto rinunciare a tutti quei costosi giocattoli che gli forniva il giornale.
    Lyus si alzò dal letto, poi si mise a frugare in un cassetto, cercando dei vestiti che non gli stessero troppo grandi, e porgendoglieli assieme ad una vecchia giacca.
    “Sembro un pagliaccio” borbottò il ragazzo, stringendosi nella giacca mentre saliva in macchina, Lyus aveva insistito per dargli un passaggio.
    Il boxer si limitò a scuotere la testa e a sorridere, poi mise in moto, il ragazzo rimase in silenzio per tutto il viaggio, accarezzando distrattamente la macchina fotografica.
    “Ti sembrerà idiota” disse quando il boxer fermò l’auto di fronte agli uffici del giornale “ma per me questi non sono solo cose senza anima”.
    Lyus sorrise, sfiorandogli il viso “lo immagino” disse, lo guardò scendere dall’auto con un sospiro, in fondo era certo che nemmeno lui sopportasse più quel lavoro.
    Thomas entrò nel familiare ufficio, si avvicinò alla scrivania che divideva con il suo collega, poi iniziò a svuotare la sua borsa, appoggiando i vari oggetti sul tavolo.
    Glover Harrison, il suo capo, sollevò la testa dall’articolo che stava leggendo, poi si avvicinò a lui, la pancia enorme che trasbordava dalla camicia macchiata, tremolava ad ogni passo.
    Era un ex-puglie professionista, ma visto che la sua carriera era stata stroncata per uno scandalo legato alla droga aveva deciso di vendicarsi rovinando la vita di altre persone.
    “Allora Tommy” esclamò “mi hai portato qualche scandalo succulento da prima pagina?”, il ragazzo strinse la cinghia della borsa “a dire il vero sono venuto a licenziarmi” disse, appoggiando sul tavolo anche la macchina fotografica.
    “Addio, capo” borbottò, Glover lo osservò “non dire stronzate” sbottò “non puoi licenziarti, non troverai un altro lavoro, se esci da quella porta mi occuperò personalmente di comunicare agli altri giornale che non sei affidabile, o peggio” lo minacciò.
    Thomas rispose sorridendo amabilmente “come vuole, non me ne frega nulla di quello che può dire ai suoi colleghi”.
    Si voltò, uscendo dalla redazione, Glover lo rincorse, per quanto glielo consentisse la sua mole “stammi a sentire ragazzino” sbraitò afferrandolo per un polso “ti ho dato un lavoro quando sei venuto ad elemosinarlo, tu e le tue stupide foto senza arte né parte, non puoi mollare tutto così”.
    Thomas serrò le labbra, “mi hai sfruttato per i tuoi comodi pagandomi una miseria, ecco quello che hai fatto” disse.
    Si liberò della sua presa con uno strattone, l’uomo allora lo afferrò per il bavero della giacca “Vuoi andartene? D’accordo allora, ma te ne farò pentire amaramente, io mi guarderei le spalle d’ora in poi se fossi in te”
    Poi lo lasciò andare, Tomas indietreggiò di colpo, poi gli voltò le spalle, incamminandosi lungo la strada a passo svelto.
    Raggiunse quasi di corsa la macchina di Lyus, poi una volta salito cercò nella borsa una sigaretta, l’uomo, notando il suo evidente stato di agitazione non disse nulla, limitandosi ad abbassare il suo finestrino e a mettere in moto.
    Thomas respirò un paio di boccate reclinando la testa all’indietro “non posso credere di averlo fatto sul serio” mormorò, gli tremavano le mani.
    “Quello mi uccide sul serio” gemette poi, chiudendo gli occhi “no, forse non mi ammazza, però mi farà tanto male, ne sono certo…”.
    Lyus gli gettò un’occhiata di sbieco, poi guardò nello specchietto retrovisore, l’uomo era ancora lì sul marciapiede.
    Frenò di colpo, ignorando gli altri autisti che suonavano, poi fece un inversione a u, tornando a fermarsi davanti alla redazione.
    Ancora prima che Thomas potesse dire qualcosa, era già balzato giù dalla macchina, afferrando l’uomo per la camicia.
    “Stammi a sentire, rifiuto della società, quel ragazzo è sotto la mia protezione ora, intesi?” lo scosse per dargli una svegliata “se gli capita qualcosa, qualunque cosa, anche inciampare e sbucciarsi un gomito ti riterrò personalmente responsabile e verrò a fracassarti le ossa, sono stato chiaro?”.
    Glover sembrò valutare la stazza del suo avversario, erano grossi uguale, ma Lyus era nel pieno della carriera mentre lui non boxava da anni e parte dei suoi muscoli era stata sostituita dal grasso.
    “Chiarissimo” disse infine, Lyus lo lasciò andare “bene” disse, voltandosi, risalì in macchina e mise in moto, Thomas lo osservò per un attimo in silenzio, poi sorrise, appoggiandogli una mano su quella che aveva posato sul cambio e rilassandosi contro al sedile “grazie” mormorò.
    Il pugile sorrise “di nulla” disse “sai cosa facciamo ora? Ti porto a casa tua, prepari la valigia e poi si parte per le vette innevate”.
    Il ragazzo si voltò stranito “come hai detto?” chiese, Lyus sorrise “andiamo a trovare una mia cara amica che abita in un grazioso chalet in montagna, e che, guarda caso, è una delle più famose fotografe al mondo”.
    Thomas corrugò la fronte “devo farmi dire da lei che come fotografo non valgo nulla per farti contento?” chiese “d’accordo allora, così poi potrò pentirmi in santa pace di aver mollato il lavoro”.
    Lyus sorrise, ingranando la marcia superiore e premendo sull’acceleratore, si meritava una vacanza, avrebbe chiamato il suo agente dalla destinazione…

    - Epilogo
    Thomas era in piedi, vestito elegantemente, i lunghi capelli neri raccolti in una coda, e alle sue spalle la folla che osservava e commentava ciò che vedeva.
    Lui era di fronte all’ingrandimento di una fotografia che ritraeva una donna peruviana con il proprio bambino.
    Era una delle sue foto migliori, per un puro colpo di fortuna era riuscito a catturare il momento in cui il bimbo sollevava la testa per guardare la madre, lo sguardo adorante che si leggeva nei suoi occhi era quasi commovente…
    L’anno precedente era trascorso in fretta ed era stato denso di avvenimenti, Thomas ancora si chiedeva come era possibile che fosse accaduto tutto quello.
    Alla fotografa le sue foto non solo erano piaciute, ne era stata addirittura entusiasta, nei cinque giorni che avevano passato al suo chalet aveva chiamato critici e fotografi per avere un loro parere.
    Il verdetto era stato unanime, lasciare perdere la fotografia sarebbe stato un peccato mortale.
    E così mentre Lyus aveva continuato con la sua carriera di pugile lui aveva iniziato a gettare le basi per la propria.
    Sei mesi prima si era ritrovato in condizione di organizzare la sua prima mostra fotografica, tuttavia non si era sentito ancora pronto per un passo del genere.
    Anche perché si era ritrovato a gestire un’altra situazione critica, sia lui che Lyus si erano accorti che la loro relazione non era più basata sull’attrazione fisica, ma che era sconfinata in qualcosa di più profondo.
    Il bisogno che avevano l’uno dell’altro era ormai evidente, Thomas sapeva bene che una relazione del genere sarebbe stata una manna per un giornale scandalistico, in fondo, ci aveva lavorato.
    Così, quando il pugile aveva iniziato quel discorso, era certo che gli avrebbe detto che non avrebbero più dovuto vedersi.
    Invece, a sorpresa, l’uomo gli aveva chiesto di rendere ufficiale la loro relazione, ed alle proteste del fotografo sul fatto che la sua carriera avrebbe potuto subire un drastico arresto a causa di quella notizia aveva risposto che, ormai, aveva guadagnato così tanti soldi da poter vivere tranquillamente di rendita.
    Sorprendentemente ciò non era avvenuto però, anzi, la sua popolarità sembrava essere aumentata, l’unica conseguenza di poco conto era stata la rescissione di alcuni contratti pubblicitari, ma nulla di rilevante.
    Sistemata quella questione, Thomas si era dedicato anima e corpo alla realizzazione della sua prima mostra, passando gli ultimi tre mesi in giro per il mondo assieme a Kairin, la fotografa.
    Ed ora era lì…
    Sussultò quando si senti cingere la vita da due braccia muscolose, rilassandosi poi quando ne riconobbe il possessore.
    “Non hai idea di quanto mi sei mancato Tommy” disse Lyus, stringendolo “la prossima volta che te ne vai in giro per il mondo verrò anche io”.
    Thomas sorrise “anche tu mi sei mancato, avrei voluto venire a trovarti in questi giorni, ma Kairin è un cerbero, non mi ha mollato un attimo, non faceva che correre da una parte all’altra dicendo -tutto deve essere perfetto, la prima mostra di un fotografo è quella che segnerà nel bene o nel male la sua carriera, non puoi permetterti di fare errori- e cose del genere”.
    Reclinò la testa contro al suo petto, sospirando “io… non so ancora come ringraziarti, senza di te tutto questo non sarebbe mai successo” mormorò accarezzando le mani dell’altro.
    Lyus annuì “un semplice grazie sarà sufficiente” mormorò tra i suoi capelli, “in quanto a Kairin, tu dille che vai in bagno e poi fuggi dalla finestra”.
    Il ragazzo rise sommessamente “quella è capace di seguirmi anche in bagno” disse voltandosi, il suo sorriso si spense, lasciando il posto ad una smorfia inorridita “che ti è successo?” chiese.
    Il boxer aveva un livido violaceo che gli copriva un occhio e le labbra spaccate in più punti, si strinse nelle spalle “l’ultimo avversario è stato piuttosto coriaceo, nulla di grave” disse con un sorriso.
    Thomas aveva appena sollevato una mano per sfiorargli il viso, quando dal nulla apparve un fotografo con il suo giovane apprendista al seguito, carico di attrezzature.
    “Mi scusi” lo apostrofò l’uomo “vorrei, se fosse possibile, farle qualche foto”, il ragazzo annuì, “non c’è problema, fate pure”.
    Il fotografò squadrò prima lui, poi Lyus, alle sue spalle, soffermandosi in particolare sul livido che gli deturpava il viso “senza il gorilla possibilmente” disse infine con una smorfia.
    Thomas corrugò la fronte “si da il caso che lui sia il mio gorilla, se non vi sta bene allora andate a farle a qualcun altro le vostre foto” sbottò irritato.
    Il fotografo stava per ribattere qualcosa quando Lyus si avvicinò al ragazzo “lascia stare Tommy” disse, poi si chinò per sussurrargli qualcosa all’orecchio, prima di voltarsi e sparire tra la folla della mostra.
    Quando finalmente i fotografi furono soddisfatti, Thomas si incamminò, quasi correndo, tra la folla, -Ti aspetto in bagno- gli aveva detto…
    Entrò con noncuranza nel piccolo locale piastrellato di bianco, guardandosi attorno, ad un tratto si trovò spinto contro al muro, impossibilitato a muoversi.
    Lyus lo circondò con le braccia, appoggiandogli le labbra al collo e baciandone delicatamente la pelle “non sai che è pericoloso accettare inviti dagli sconosciuti?” chiese divertito.
    Thomas gemette appena quando le mani familiari dell’altro si insinuavano sotto la sua camicia, accarezzandogli la pelle nuda “lo… lo terrò a mente…” mormorò.
    Quando lo sentì allentare la presa, si voltò, gettandogli le braccia al collo e cercando le sue labbra, Lyus lo strinse con prepotenza, poi lo accontentò.
    Ad un tratto però sospirò pesantemente, allontanando la testa “non hai ancora smesso di fumare” disse con una nota di rimprovero nella voce.
    Thomas mugugnò qualcosa, affondandogli il viso nella camicia “non è mica facile” borbottò poi.
    Lyus sospirò di nuovo “vorrà dire che a casa dovrò darti una bella ripassata” disse a metà tra il serio ed il divertito.
    Il ragazzo sentì un brivido di anticipazione scorrergli lungo la schiena “non vedo l’ora” mormorò stringendosi a lui.
    Poi si allontanò sospirando “devo tornare di là ora” disse afflitto, risistemandosi la camicia, Lyus annuì, chinandosi per dargli un ultimo bacio, poi lo guardò uscire, seguendolo dopo qualche minuto.
    La serata trascorse lenta, alla fine, quando sembrò che la folla si diradasse Thomas fu bloccato da un suo ex collega che lo presentò ad altra gente, che lo presentarono ad altre persone in una trafila infinita…
    Concluse il più in fretta possibile quelle noiose relazioni interpersonali, poi si defilò, uscendo dall’edificio.
    Lyus lo aspettava in macchina, e mentre saliva si ritrovò a pensare che le cose non sarebbero potute andare meglio di così.
    Il Boxer sorrise, poi mise in moto l’auto imboccando la statale, direzione: casa loro...

     
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    Ma che carina *-*
    Molto bella, complimenti *O*
     
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