ancora... e poi basta

racconto yaoi by la sottoscritta

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  1. ^_Cat_^
     
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    ci tengo a far presente che ho deciso, in seguito alla marea di commenti ricevuti, di aggiornare ogni volta
    questo stesso post
    aggiungendo i capitoli mano a mano che si va avanti ^^ trovo che sia meglio per tutti, così non rischiate di seminare capitoli per la via XD

    oook. detto questo premettiamo che mi vergogno parecchio a scrivere questo XD (soprattutto le scene a ''tinte forti'' XD) quindi non siate troppo duri nei commenti! >//< faccio capitoli piccolini perchè non mi piacciono quelli lunghi esagerati XD pensavo di postare un paio di capitoli alla settimana, ma so già che non saprò mantenere fede a questa ''promessa'' (lol)
    ok ok ora la smetto e vi lascio leggere il primo capitolo!

    per problemi di pesantezza della pagina ho tolto dei capitoli, che potrete comunque richiedere ^^
    [capitolo 1 - Jerome]
    E' forse più una confessione che un ritorno al passato quello che mi ritrovo adesso a fare. Era inverno, la prima volta che lo notai. La sua pelle era leggermente ambrata, sembrava risplendere alla luce delle vetrine, come caramello appena colato. I suoi riccioli scuri, color cioccolato amaro, incorniciavano uno splendido viso, con le sue labbra carnose e gli occhi grandi e scuri, le ciglia lunghe che rendevano il suo sguardo profondo e carezzevole.
    Indossava un maglione ricercatamente più grande della sua misura, che gli scendeva sotto i fianchi senza celare le forme rotonde dei suoi glutei, e una sciarpa che gli sfiorava il mento, e dei jeans un po' strappati. Non mi stancherei mai di descrivere quel meraviglioso corpo che, come avrò modo di raccontare in seguito, esplorai minuziosamente, badando a non dimenticare nemmeno un dettaglio. Col senno di poi mi rendo conto che non avevo mai visto un ragazzo più bello in vita mia. E lo avrei avuto in casa per due settimane, probabilmente le due più intense settimane che posso dire di aver vissuto.
    Si guardava nervoso intorno, era in cerca di me. Ci eravamo scambiati per email qualche foto, due parole, tanto per fare conoscenza prima dell'home stay, ma vederlo dal vivo era tutta un'altra cosa. Era lui, Jerome, francesissimo e mulatto, Jerome, studente e insegnante. Notò il mio sguardo, e capì subito chi ero. Chi altro avrebbe indossato un giubbotto arancione fluorescente a novembre per farsi riconoscere da lui?
    -Alessandro.-
    Mi chiamò lui rivelando una fila di bianche perle: denti perfetti, con i canini appuntiti che sembravano fatti apposta per mordere.
    -Alessandro.-
    Ripetè con la stessa risata, senza cambiare di una virgola il suo delizioso accento francese.
    -Jerome.-
    Ricambiai io scherzosamente. Ci scambiammo due parole, in macchina, e già da subito pareva che la nostra amicizia fosse destinata a ingranare. Lui rise e mi fece ridere, estasiandomi con la sua mente così brillante in un corpo così bello, e poi, parlava italiano sicuramente meglio di come io parlassi francese a quei tempi.
    Sentivo che qualcosa si stava muovendo in me, qualcosa di sbagliato e più grande di me... Ma al quale, al contempo, non potevo rinunciare. Non volevo rinunciare.
    Trovo difficile aspettare per cominciare a descrivere la nostra storia, che più che una storia io la descriverei uno "scontro di corpi", data la foga con cui ci baciammo, la forza con cui ci stringemmo l'uno all'altro, in una perfetta alchimia di desiderio e passione.
    Ma c'è ancora tempo prima di sbandierare la nostra relazione, prima devo raccontare, spiegare come arrivammo a quel momento perfetto. Io non sono gay, o meglio, non ho mai provato, ma lui... lui mi faceva stringere qualcosa dentro. In realtà non so nemmeno io cosa mi ha fatto fare quello che feci.
    Lo manipolai, in pratica, spingendolo a parlarmi di più della sua sessualità apertamente gay. Lui è sempre stato molto riservato, ma ha voluto mettere subito le cose in chiaro, compreso che non mi avrebbe disturbato in quel senso.
    Eppure ci siamo ritrovati il sabato sera di quella stessa settimana ubriachi per le strade, sostenendoci l'un l'altro per non cadere, a gridare canzoni degne dei peggiori pub.
    Io a un certo punto girai il viso verso di lui, e Jerome fece lo stesso. I nostri volti erano così vicini, le sue labbra così magnetiche... e quegli occhi, quegli occhi scuri e profondi che mi rubavano l'anima... L'imbarazzo era palpabile, così io risi per sdrammatizzare.
    -Jerome... se eravamo un'altro po' ubriachi a questo punto ci baciavamo!-
    Ma lui, pur avendo capito la battuta, sorrise e si avvicinò pericolosamente, fino a rendere realtà i miei desideri-paure che si mescolavano.
    -perchè no...-
    E mi pietrificò con un dolcissimo bacio, uno di quelli che ti tolgono il respiro.
    <postato>


    [capitolo 2 - bisogna provare tutto nella vita, no?]
    <b>-avevi detto che non mi avresti creato problemi in questo senso...-
    Balbettai con un filo di voce, ma la sua risposta arrivò prontamente.
    <b>-è un problema?-
    Maledissi la sua mente così brillante da non lasciarmi risposte, così rimasi a guardarlo negli occhi, con aria un pochino ebete, respirando con un affanno leggero.
    <b>-fai così con tutti?-
    Chiesi, girandomi di scatto così da dargli le spalle.
    <b>-...come, scusa?-
    Fu la sua incerta risposta.
    <b>-fai così con tutti? ubriachi i ragazzi per poterteli portare a letto?-
    Lui si sporse, abbracciandomi da dietro ma senza lasciar toccare i nostri bacini, e appoggiò la testa sulla mia schiena, in quell'incavo tra le spalle che sembrava fatto solo per quello, solo per lui con i suoi riccioli scuri e la fronte liscia che si incastrava alla perfezione. Io mi sciolsi in quell'abbraccio così struggente da farmi venire un nodo allo stomaco, e lui mi strinse appena un po', mormorando:
    <b>-va bene così... per me va bene anche così... senza fare nulla...-
    Carezzai con la punta delle dita le sue mani intrecciate sul mio petto, e chiusi gli occhi.
    <b>-...andiamo a casa.-
    Riuscii a dire con un evidente sforzo di volontà.
    Fortunatamente, non distava molto ormai.
    <b>-sei arrabbiato?-
    Mi chiese una volta entrati in casa.
    <b>-non lo so...-
    Risposi girandomi verso di lui. Aveva uno sguardo tra il supplichevole e il comprensivo, indecifrabile. Non so neanche io come, mi ritrovai a stringerlo tra le braccia, respirando piano il suo odore. Era dolce, dolcissimo nel lasciar scorrere le mani lungo la mia schiena. Era decisamente più esile di me, le spalle strette e il bacino arrotondato, i tratti delicati, femminei.
    <b>-non è tanto diverso dallo stare con una donna... puoi... puoi anche pensare che io sia una ragazza...-
    E infatti, non sarebbe stato troppo difficile pensarlo. Ma io non volevo. Lui era un ragazzo, e alla fin fine... mi andava bene così.
    <b>-neanche per sogno.-
    Risposi io, ma ricambiando le sue carezze.
    <b>-tu sei un maschio... ed io pure... questa cosa non cambia... ma...-
    Lo baciai, prima di riprendere nuovamente a parlare.
    <b>-...bisogna provare tutto nella vita, no?-
    Aggiunsi stringendo nel palmo il sedere di lui, che sobbalzò e rise.
    <b>-Alessandro... ti va di andare un po' in camera?-
    Propose Jerome con voce maliziosa, facendomi rabbrividire, ma non di disgusto. Entrammo nella stanza barcollando avvinghiati in un passionale bacio, come nei film. Lui mi spogliò con pochi tocchi delicati, dava l'impressione che i miei abiti svanissero su suo ordine, così ricambiai, spogliandolo a mia volta.
    Mi fece stendere e si addossò a me, ricordandomi quanto fosse uomo nel baciarmi e carezzarmi. Era incredibile: sapeva esattamente come toccarmi per farmi rabbrividire e palpitare come una ragazzina. Non lo accettai, e per far valere i miei diritti in quanto maschio della situazione mi ritrovai costretto a ricambiare quelle sue carezze, scoprendolo molto più sensibile di quanto non credessi.
    Reclinò la testa, offrendo il collo ai baci che posavo sulla sua pelle calda e scura, almeno quello ero sicuro di saperlo fare bene.
    <b>-mhh... fai... solo quello che ti senti fare...-
    Mi rassicurò lui ansimando, ma contraddicendosi allargando le gambe in una muta richiesta di avere di più.
    <postato>

    [capitolo 3 - ma questo, è solo l'inizio]
    Carezzai con mano gentile una sua coscia, richiudendo con delicatezza le sue gambe a rifiutare ciò che mi veniva offerto.
    <b>-non oggi...-
    Sussurrai al suo orecchio intimandogli di aspettare con tutta la dolcezza di cui ero capace. Anche se non sembra, sono un gran romantico, e non mi pareva giusto prenderlo così quando avevo ancora tanto da imparare sugli uomini.
    Non so se abbia mai capito le mie reali motivazioni, ma aveva sicuramente intuito che quello era un no per una notte e non per la vita. Fatto sta che annuì comprensivo, accontentandosi inizialmente di qualche carezza e un po' di baci.
    <b>-Ale?-
    Ormai mi chiamava con un soprannome. Io, però, non sapevo che soprannome venisse usato per il nome Jerome, quindi niente.
    <b>-mh... si?-
    Risposi con voce un po' insonnolita, dato che ero in un momento di relax assoluto, nel carezzarlo e baciarlo di tanto in tanto, come per ricordargli che ero lì con lui.
    <b>-posso toccarti?-
    Quella domanda mi colse impreparato.
    <b>-che cosa intendi con...-
    La risposta mi giunse immediata e illuminante: Jerome fece scorrere un dito lungo il mio corpo fino a raggiungere quel punto che rende maschio un uomo. Mi tesi appena quando con la sua mano calda mi avvolse e mi piegò ad ogni sua volontà, rendendo irreversibile quella notte, così folle e fatidica.
    Bastò il suo tocco a eccitarmi in modo definitivo, e pulsai tra le sue dita in quei movimenti che non saprei riproporre a mia volta. Strinse, sfregò, coinvolgendomi in carezze che mi dettero la netta impressione di essere un gioco nelle sue grinfie affamate di ciò che si è ben capito.
    <b>-chiudi gli occhi-
    Mi ordinò con dolcezza. Io, curioso ed obbediente, li chiusi. Jerome mi baciò, poi sentii le sue labbra posarsi sul collo e sul petto, e sempre più giù, in basso, ed io involontariamente schiusi le labbra a cercare aria, ansimando già prima che cominciasse ciò che avevo intuito.
    Ero succube di quella bocca che forse troppo presto incontrò la mia debolezza, e quando la sua lingua lambì il mio sesso avevo già riaperto gli occhi. Lui, incurante, lo accolse tra le labbra circondandomi di umido calore, facendomi rabbrividire e palpitare. Conoscevo già quel piacere, ma qualcosa era diverso, diverso dalle labbra femminili, le sbavature di rossetto, il modo cauto che usano, quasi timorose di far rumore.
    Jerome invece era voglioso e prepotente, con la sua lingua piccola e agile che mi rendeva incapace di parlare, di pensare, e il piacere mi attanagliava in una morsa dalla quale non avevo altro modo di liberarmi. Sentivo che era troppo presto, non volevo che smettesse, ma ormai non ce la facevo più.
    Chiusi gli occhi, e venni. Lui fu impassibile, bevendo tutto il liquido e ingoiando lentamente, senza per questo fermarsi. Forse per questo impiegai più tempo di quanto non mi aspettassi ad estinguermi del tutto, e questo parve soddisfare il ragazzo, che si separò solo dopo aver catturato anche l'ultima goccia che versai, risalendo infine verso le mie labbra. Istintivamente mi scostai, rendendomi conto troppo tardi di ciò che avevo fatto: Jerome già mi guardava con aria di rimprovero.
    <b>-devo ricambiare...?-
    Chiesi a dimostrazione della mia buona volontà.
    <b>-non oggi.-
    Rispose poggiando un dito sulle mie labbra, ripetendo le parole che non molto prima gli avevo rivolto. Sorrisi e mi sporsi a poggiare le mie labbra sulle sue, ritirandomi dopo non molto.
    <b>-sei stanco?-
    Chiese lui con un sorrisetto. Io annuii con un sorrisetto e mi stesi.
    <b>-vuoi che vada?-
    <b>-no... resta ancora un po' con me...-
    Seppi subito di aver detto la cosa giusta: sorrise felice e si accoccolò tra le mie braccia. Eravamo abbastanza ubriachi e stanchi da addormentarci tenendoci abbracciati come non mi era mai capitato prima con nessuna donna.
    Il giorno dopo non ci eravamo spostati di un millimetro. Jerome dormiva ancora placidamente, ed io colsi l'occasione per osservare il suo viso così rilassato, ripensando a ciò che era successo la notte passata.
    <postato>


    [capitolo 4 - conquistami]
    Jerome era un bravo ragazzo, ma forse avevo accettato più per il senso di sicurezza che mi dava sapere che sarebbe partito presto, e la nostra relazione sarebbe finita entro la settimana che ancora ci aspettava. Pulito, semplice, sicuro.
    Perchè la paura c'era, la consapevolezza che le voci girano, e i giudizi fioccano in una città come la mia, ma io non volevo essere giudicato, non avevo la minima intenzione di diventare carne da pettegolezzo.
    Jerome si mosse un po', svegliandosi lentamente.
    <b>-bonjour.-
    Mugolò con quel suo accento francese, così sensuale, nel dormiveglia.
    <b>-bonjour!-
    Risposi io con evidente cadenza italiana. Infatti suonava più come un "buongiurh" grazie alla mia disastrosa pronuncia. Lui rise ma non mi corresse, richiudendo semplicemente gli occhi e accoccolandosi tra le coperte calde. La sua pelle era bollente, liscia e piacevole nello scorrere delle sue gambe sulle mie.
    <b>-mh... dove mi porti oggi?-
    Chiese in un sussurro con la sua migliore aria da principino capriccioso, stringendosi un po' a me.
    <b>-non lo so... dove vuoi andare?-
    <b>-rimaniamo qui... dai, ale.-
    Rispose lui carezzando la mia schiena, disegnando una "S" con la punta dell'indice.
    <b>-solo un po'.-
    Aggiunse come per rassicurarmi.
    <b>-ok...-
    Concessi io, e mi lasciai andare tra le sue grinfie. La sua voglia sembrava ancora insoddisfatta, e me lo fece chiaramente capire concentrando le sue carezze verso il suo basso ventre. Io poggiai la mano su quella di lui, fermandolo.
    <b>-no...-
    Sussurrai sporgendomi verso il suo orecchio.
    <b>-...non sono io quello da soddisfare-
    Conclusi per poi scendere con le labbra sul suo collo, e carezzando lentamente il suo corpo con la punta delle dita, lasciando che scendessero fino al suo sesso, che percorsero con attenzione. Lo sentii indurirsi ulteriormente sotto al mio tocco, e arrossii. Era caldo e rigido, ed era diverso dal mio. Ricordo distintamente il brivido che provai quando lui mi strinse nascondendo il viso contro al mio petto, e artigliare la mia maglietta con le dita.
    <b>-a... ale... sa... ahh...-
    Ancora una volta lo scoprii molto più sensibile di quanto non credessi.
    <b>-ti piace?-
    Chiesi come se se ne fosse stato bisogno. Intanto avevo già afferrato il suo sesso, e cercavo di darmi un contegno nei miei tentativi di dargli piacere.
    <b>-s... si... tanto...-
    Rispose lui con voce affannata. Ben presto cominciai a capire come funzionava: più lui mi stringeva a se', tendendosi, più si avvicinava quel momento che non sapevo se ero pronto ad affrontare. Così mi misi a temporeggiare, rallentando o velocizzando il ritmo a seconda delle sue reazioni, pur sapendo che non avrei potuto continuare così per sempre. Lui gemette nuovamente.
    Era curiosamente interessante sentirlo gemere in francese, dato che non capivo nulla. Presi coraggio, velocizzando ulteriormente i movimenti della mano, e Jerome si agitò appena. Lo sentii pulsare distintamente tra le dita, appena prima di sentire il suo seme appiccicoso e denso bagnare la mia mano. Chiusi gli occhi, sentendo che si rilassava lentamente, tenendosi ugualmente stretto a me.
    Ritirai la mano. Ce l'avevo fatta. Avevo fatto la mia prima sega a un ragazzo... non riuscivo a crederci, anche perchè questo significava che saremmo, prima o poi, passati ad altro.
    <b>-uhm...-
    Mugolò appena, scostandosi per guardarmi negli occhi.
    <b>-...hai bisogno di più pratica.-
    Sentenziò con un sorrisetto soddisfatto. Io risi e mi alzai.
    <b>-pratica? guarda qui che casino.-
    Replicai mostrandogli la mano, sporcata dal suo piacere. Lui fece una cosa che non mi sarei mai aspettato: si sporse e catturò una goccia che stava lentamente colando dal mio palmo. La sua lingua percorse l'umida scia che era rimasta, prima di dedicarsi al resto con zelo e precisione, leccando e succhiando una ad una le dita.
    Era dannatamente eccitante vederlo ripulire così volenterosamente la mia mano, ma non volevo cedere. Non volevo eccirtarmi a mia volta, rendermi vulnerabile al suo sguardo e alle sue carezze.
    E invece fu lui ad alzarsi per primo, annunciando che andava a "prendere una doccia" (in francese si dice prendre la douche XD, letteralmente prendere la doccia. nda) ma aggiungendo, tanto per non smentirsi mai:
    <b>-vieni con me?-
    Mi guardava languido da sopra la spalla, appoggiato allo stipite della porta, mettendo in mostra il suo lato B con malizia conquistatrice. Quello era invito che non potevo rifiutare.
    <postato>


    [capitolo 5 - lei, lui, l'altro di lui]
    Jerome si appoggiò al muro della doccia, e fece scorrere l'acqua su di se', bagnandosi i capelli che appesantiti dall'acqua diventarono più scuri e lisci, facendomi rendere conto di quanto fossero lunghi in realtà. I riccioli che si arrestavano sopra il mento, una volta lisciati, arrivavano fino alle sue spalle, rendendolo più efebico di quanto non fosse già.
    <b>-vieni anche tu.-
    Non era una domanda, infatti mi prese per la maglietta e mi tirò verso la doccia, inzuppandomi.
    <b>-è uso comune in francia trascinare la gente ancora vestita nella doccia?-
    -solo quando sono troppo belli per essere lasciati fuori.-
    Io mi tolsi la maglia, lasciandola cadere in un punto imprecisato alle mie spalle. Scherzammo un po' col sapone, e presto ricominciarono le carezze.
    <b>-non sei mai soddisfatto, tu?-
    Chiesi divertito, e scendendo verso i suoi glutei, che afferrai.
    <b>-sei tu che mi rendi così...-
    Mi rispose con un risolino. Ma non si fece altro, perchè irruppe in casa la mia ragazza.
    <b>-aaaleeee!-
    Esordì Michela zampettando sui suoi stivali dal tacco vertiginoso. Sentii un brivido percorrermi la schiena. Avevo appena fatto la mia prima sega a un ragazzo, e adesso arrivava lei come se niente fosse. Doveva aver sentito lo scroscio dell'acqua, perchè chiese:
    <b>-stai facendo la doccia?-
    Jerome mi guardò malissimo, facendomi capire che me l'avrebbe fatta pagare per quell'intrusione. Mi spinse fuori dalla doccia, e uscì dal bagno mettendosi un accappatoio, chiudendolo malamente. Non potei esimermi dall'osservare i suoi fianchi ancheggiare uscendo di lì.
    <b>-je ne parle pas italien...-
    Recitò il ragazzo alla perfezione. Lei, confusissima, ripetè parlando in modo più chiaro:
    <b>-alessandro-è-in-casa?-
    La cosa durò un po', dato che Jerome faceva finta di non capire cosa diceva, e Michela non capiva per davvero cosa gli diceva lui. Ciò mi diede il tempo di mettermi un paio di pantaloni e asciugarmi un po' i capelli, giusto per non far sembrare troppo evidente che stavamo facendo la doccia insieme. Una volta pronto, feci la mia entrata in scena.
    <b>-Mic... già qui? che bella sorpresa.-
    <i>-dovresti fare l'attore.-
    Mi disse lui in francese, con una punta di amarezza nella voce.
    <b>-ti presento Jerome, il ragazzo dell'home stay... è straniero-
    -già... lo avevo capito. ma che lingua parla?-
    -è francese.-
    Risposi io con una risata, mentre Jerome scomparve in bagno.
    <b>-quindi niente ikea?-
    Già, mi ero scordato della croce di tutti i maschietti: la domenica con la ragazza si va all'ikea.
    <i>''Tranne i gay, forse.'' pensai tra me e me, ma scacciai prontamente questo pensiero.
    Non so quanti altri sono sottoposti alla stessa tortura, ma erano due anni che stavo con Michela. Ed erano due anni che lei mi trascinava con se' e altre due amiche all'ikea.
    <b>-scusa, me l'ero scordato...-
    Risposi con un sospiro. Le diedi un veloce bacio sulle labbra, e notai quanto era bassa, anche con i tacchi non arrivava al mio metro e ottanta, mentre Jerome era alto solo poco meno di me, e baciarlo era deliziosamente più facile. Ricominciò lo scroscio della doccia, e lei mi si abbarbicò addosso.
    <b>-uffa. scaricalo da qualche parte, no?-
    -non posso, Mic... rischio di ritrovarlo a ''chi l'ha visto''. hai visto anche tu che non parla una parola.-
    -e allora portalo con noi. così hai qualcuno con cui parlare mentre io e le mie amiche compriamo. ti lamenti sempre tanto che ti annoi...!-
    -tanto lo so che sono solo una macchina da sollevamento pesi per voi torturatrici.-
    Accettai infine, suggellando con un bacio quel nostro accordo. Non avevo idea di cosa ci trovasse in un posto strapieno di gente e mobili che non monterà, ma era la mia ragazza e tutto sommato ero affezionato a lei. E poi, mi sentivo terribilmente in colpa. Così mi rassegnai ad andare a chiamare Jerome, che si stava asciugando i capelli con tanta aggressività da spaventarmi.
    <b>-non mi avevi detto che avevi una ragazza-
    Mi aggredì lui appena gli fui abbastanza vicino.
    <b>-fai così con tutti?-
    Chiese esattamente come avevo chiesto io la sera prima. Stava parlando in francese, probabilmente per mettermi in difficoltà.
    <b>-Jerome... non mi aspettavo che sarebbe andata così... io...-
    -senti, io ti copro, faccio finta di non capire e tutto il resto, ma è solo per non rovinarti la vita mentre capisci da che parte stai.-
    Io lo baciai, a lungo e profondamente.
    <b>-grazie-
    Sussurrai tra le sue labbra, grato per il suo più che prezioso silenzio.
    Così, partimmo per l'ikea.
    <postato>


    [capitolo 6 - il sesto incomodo]
    Eravamo 5 in tutto: io, Jerome, la mia ragazza e le sue due amiche. Tanto per divertirci, chiesi alle ragazze cosa pensavano di lui, e ridemmo un sacco nel sentire i loro giudizi esageratamente positivi sul suo aspetto, credendo che lui non le capisse. Ci vollero ore per arrivare a quella più vicina, ed eravamo stremati già prima di entrare. Non credo che Jerome ci fosse mai stato. Non credo proprio che l'ikea esista in francia. A darmene l'idea fu vederlo frullare tutto felice per i reparti assieme alle ragazze, lasciandomi sbigottito e sperso tra il reparto cucina e quello salotto.
    A salvarmi fu un mio amico, anche lui sottoposto alla stessa tortura domenicale, ed io lo ringraziai calorosamente, grato per avermi trovato.
    <b>-sei sempre il solito, ale. senso dell'orientamento... zero, eh!-
    Mi fece lui con voce allegra. Mi stupii di come lui riuscisse a parlarmi come nulla fosse. O forse, mi stupii io di riuscire a chiaccherare in tutta tranquillità dopo ciò che avevo fatto con Jerome. Mi sentivo come se tutti lo sapessero già, come se avessi scritto in fronte ''forse sono gay'' a caratteri cubitali.
    Riuscimmo a raggiungere il mio gruppo e Jerome, vedendomi arrivare trascinato per la mano da questo mio amico per non perdermi, si fece immediatamente scuro in volto.
    Avrei fatto i conti con la sua gelosia poco dopo, quando mi trascinò nel bagno e mi attaccò al muro. Un poveraccio che stava facendo i suoi comodi in santa pace ci guardò strano.
    <b>-chi è lui?-
    Mi chiese guardandomi negli occhi.
    <b>-io?-
    Fece quello, atterrito dalla furia di Jerome.
    <b>-ssi fascia i cassi suoi.-
    Ringhiò con pesante accento francese, facendolo trasalire.
    <b>-è un amico. questa volta te lo giuro.-
    -quanti ne hai? due, tre? quanti?-
    -ho solo lei, solo Michela...-
    Lui si sporse a baciarmi, prepotentemente, imponendo alle mie labbra di schiudersi per lui, ficcandomi prepotentemente la lingua in bocca.
    <b>-e io no? stronzo...-
    Sussurrò con un sorrisetto malizioso che non prometteva nulla di buono, per poi toccarmi proprio lì, afferrandomi con un gesto improvviso ma non teso a far male, quanto a palpare.
    <b>-Jerome cazzo fai?! non qui!-
    Lo rimproverai io arrossendo. Il tizio si richiuse i pantaloni in tutta fretta, scappando. Jerome non perse il suo sorrisetto perfido e diabolico, e leccandosi famelico le labbra mi guardò annunciando:
    <b>-voglio fare sesso.-
    Il suo tono non ammetteva repliche, e il suo sguardo era profondo, vogliosamente infisso nei miei occhi.
    <b>-n... no Jerome, non qui, ok? non...-
    Lui mi prese e mi sbattè dentro al cesso più vicino, andando poi a sedersi su di me, muovendosi sensuale sul mio bacino, accennando degli ansiti leggeri per stuzzicarmi.
    <b>-non mi vuoi? non ti piaccio più, Ale?-
    Chiese con voce sensuale, facendo leva su quel piglio infantile che adoravo. Era quello il mio destino? Finire stuprato da un francesino in calore in un cesso dell'ikea?
    <b>-Jerome... no... non voglio...-
    Insistei io.
    <b>-quando lo faremo... voglio che sia bello... voglio che la nostra prima volta non resti un semplice ricordo di gelosia...-
    Spiegai carezzando le sue labbra, che baciai con tutta la dolcezza di cui ero capace. Lui sembrò raddolcirsi a quelle mie parole.
    <b>-ti voglio comunque mio. voglio legarti a me in un modo che non potrai dimenticare.-
    Ci tenne però a precisare, e su questo punto fu irremovibile. Tornammo dai nostri eroi, e Jerome riprese a frullare allegro tra gli scaffali. No, probabilmente anche i gay andavano all'ikea. E su questo Michela e Jerome erano pari. Passai il resto della giornata vagando trasognato, seguendoli nei loro acquisti compulsivi, e cercando di capire che succedeva alla mia testa. Mi scoprii ad ascoltare il mio corpo, cercando di capire dove potessero strare dei punti piacevoli su un uomo. Cavoli, qualunque cosa fosse, quello che c'era tra me e Jerome mi stava facendo scoprire un me stesso che prima non conoscevo, ne' sentivo il bisogno di conoscere. Mi faceva quasi paura il modo in cui Jerome sapeva agitarmi al contrario di Mic.
    <i>''calma, Ale, calma. è che con Mic ci stau da due anni, per forza non hai più le farfalle nello stomaco e cazzate varie''
    Cercai di rassicurarmi mentalmente io.
    <i>''solo perchè ti piace Jerome non significa che tu sia attratto anche da Marco, da Claudio, o di Andrea!
    E così via passando in rassegna tutto il mio repertorio di conoscenze maschili.
    Avevo un disperato bisogno di rassicurarmi.
    <postato>


    [capitolo 7 - quella folle e fatidica notte]
    Dopo quel discorsetto con me stesso mi sentii meglio, ma avevo ancora bisogno di chiarirmi un po' le idee sulla mia sessualità.
    Quando arrivammo finalmente alla cassa ci trovammo davanti una fila interminabile, che Mic passò abbarbicata a me, sbaciucchiandomi, e che Jerome passò a fulminarla con lo sguardo, facendomi seriamente venire il dubbio che sarebbe presto riuscito a incenerirla, di questo passo. La mia salvezza fu Alice, che riuscì a far dimenticare la mia presenza a Mic intontendola a son di chiacchere, e di conseguenza calmando Jerome.
    Scaricando i suoi mobili ancora da comporre, però, mi prese da parte mormorandomi:
    <b>-guarda che gli piaci-
    Vedendo la mia faccia a punto interrogativo capì che doveva essere più eloquente.
    <b>-parlo di Jerome, cretino...-
    Spiegò lei con un sospiro paziente, aiutandomi con una cassettiera.
    <b>-eh? ma dai, Ali...-
    <b>-l'ho visto come ti guarda, sai? fossi in te starei col culo al muro.-
    Consigliò tutta convinta.
    Io mi mostrai magistralmente poco persuaso, la liquidai con impeccabile aplomb e mi dileguai zitto zitto. Una volta riaccompagnate ognuna a casa propria le rompicogl... ehm, <i>ragazze, io e Jerome ci concedemmo una cenetta a base di pizza da asporto in cartone consumata sul divano. Era piacevole la differenza tra lui e lei, e forse stavo cominciando ad apprezzare questo suo essere delicao e al contempo maschile.
    <b>-mi fai assaggiare la tua pizza?-
    Mi chiese Jerome. Io gli porsi una fetta, ma lui venne da me e mi baciò a lungo, e con la lingua. Si ritirò con un sorrisetto diabolico-
    <b>-mh... buona.-
    Dichiarò risiedendosi, e lasciandomi sbigottito. Finimmo di mangiare, buttammo i cartoni delle pizze e ci concedemmo un po' di carezze a letto.
    <b>-non la lascerai, vero?-
    Mi chiese con un sospiro.
    <b>-non ancora.-
    Risposi giocherellando distrattamente con un dito sul suo petto, carezzando con il polpastrello uno dei suoi capezzoli scuri, che si inturgidirono appena. Lui rimase in silenzio ancora un po' prima di sussurrarmi:
    <b>-je t'aime.-
    Lo disse in modo del tutto naturale, senza forzati sentimentalismi o possessività. Semplicemente mi informò che si era innamorato di me, con quel suo tono sinceo e candido che mi piaceva tanto, anche se di candido in lui c'era ben poco. Lo baciai, prima di rispondere.
    <b>-moi aussi- Anche io.
    <b>-lo dici come se fosse una cosa brutta.-
    Mi rispose Jerome, stringendomi un po' a se' in uno di quei momenti un po' infantili che di tanto in tanto lo prendevano, e che io avrei imparato a riconoscere. Effettivamente il mio tono sembrava più ammettere una colpa che declamare una frase romantica. Ma io ero sincero: era riuscito, non so in quale misterioso modo, a conquistarmi in meno di una settimana.
    <b>-è che mi sembra strano.-
    Spiegai io con un filo di voce.
    <b>-facciamolo, ale... dopo non ti sembrerà più tanto strano.-
    Sussurrò Jerome con un sorriso, il suo tono sapeva di dolcezza e di promessa, ed io non potevo rifiutare, non sono un santo, e già due volte avevo cercato di temporeggiare. Mi addossai a lui, sovrastandolo, e quello che ne seguì... beh, è facile da immaginare, ma suppongo vogliate la descrizione, quindi farò un piccolo sforzo per raccontarvelo.
    Cominciammo con i baci, ma quella sera avevano un sapore particolare, speciale direi, probabilmente per la consapevolezza di ciò che stavamo per fare. Lui fu dolce e calmo nel guidarmi in quell'esperienza che era per me una cosa totalmente nuova ed estranea al mio mondo.
    Stavo mettendo in discussione il mio orgoglio, nel fare quel genere di cose con lui, con un maschio, ma fortunatamente fu abbastanza gentile da offrirmi il ruolo attivo. Ci spogliammo entrambi, un po' da soli e un po' a vicenda, e poi ancora carezze finchè Jerome non si girò, mostrandomi il retro del suo corpo scultoreo, con quel suo colorito bronzeo che lo faceva davvero sembrare una statua.
    <b>-ale?-
    Mi chiese con voce affannata.
    <b>-si?-
    -spengi il cellulare... voglio che questa notte... sia solo per noi.-
    <postato>


    vorrei che questo capitolo lo leggeste immaginando la voce di Alessandro nella vostra testa. una voce vellutata, un po' frettolosa e imbarazzata, ipnotica, monotona a tratti come un piccolo mare che butta la sua onda, e poi si ritira piano, e poi di nuovo accellera.

    [capitolo 8 - il caramello è pur sempre cibo]
    <b>-e prendi il lubrificante... nella tasca destra della mia valigia...-
    Aggiunse con voce affannosa, ed io feci come ordinato. Presi quella specie tubetto e ne spremetti delicatamente un po', sempre su indirizzo di Jerome, intingendovi le dita. Non posso dire di aver provato una sensazione piacevole, nell'incontrare la scivolosa sostanza in esso contenuta. Appoggiai il lubrificante a fianco del letto, e spalmai con attenzione e delicatezza. l'impasto.
    <b>-l... le dita...-
    Ansimò Jerome, eccitandosi ulteriormente al mio tocco.
    <b>-met... mettile dentro...-
    Feci entrare l'indice al suo interno, il quale scivolò dentro con una facilità che mi sorprese, e che mi diede il coraggio di mettere anche il medio.
    <b>-a...ah! Ale... c... così...-
    I suoi gemiti mi accompagnarono in quei primi momenti di confusione, ancora spaesato e incerto. Non che avessi una gran paura di fargli male, era che proprio non sapevo come comportarmi. Poi mi lasciai andare, e tutto andò per il meglio. Inserii un terzo dito, posando un bacio sui suoi glutei, risalendo poi lungo la sua schiena percorrendo con le labbra la spina dorsale, che formava un incavo sensuale, e Jerome inarcò sempre pià la schiena lungo quel mio tragitto. Quando arrivai ai collo ero praticamente sopra di lui, che non perse tempo.
    <b>-met...ti... mettilo...-
    Gemette lui stringendo nelle mani il cuscino, il corpo teso come una corda di violino, tremando delicatamente, o meglio, fremeva. Lentamente tolsi le dita, provocando un altro lungo gemito, e misi un'altra dose di lubrificante, che stavo cominciando ad apprezzare, sulla sua apertura, dove appoggiai il mio sesso, carezzando con la punta appena. L'eccitazione era al massimo, e non avevo idea di quanto sarei durato in quelle condizioni, ma presi ugualmente coraggio.
    <b>-entro...-
    Annunciai sussurrando al suo orecchio, e lo penetrai. Lo sentii spingere con il bacino verso me, dandomi l'impressione che mi stesse risucchiando al suo interno. Io carezzai i suoi fianchi con la punta delle dita, spingendo dentro lui con ansiti leggeri. I suoi gemiti mi estasiavano, e il suo calore mi rendeva totalmente, irrimediabilmente suo schiavo.
    Ogni tanto mi gemeva delle indicazioni, ed io eseguivo sotto le indicazioni del mio paziente e sensuale maestro, che in quella notte mi insegnò i piaceri degli uomini. Lo vidi tendersi sotto di me, artigliando le coperte con le dita, quando mi feci abbastanza coraggioso da rendere le mie spinte più profonde.
    Non credevo di potergli dare così tanto piacere da riuscire a farlo venire, stringendomi improvvisamente dentro se' nel contrarre il muscolo in modo così piacevole da rendermi impossibile trattenermi oltre, riversando il mio piacere al suo interno, che lui accolse con piacere.
    <b>-hn... scusa...-
    Ansimai uscendo lentamente da lui.
    <b>-e di cosa?-
    <b>-beh sono... sono venuto dentro...-
    Farfugliai io con un certo imbarazzo, ma lui rise appena tranquillizzandomi.
    <b>-non preoccuparti... mi è piaciuto sentire il tuo calore.-
    Mi rispose girandosi su un fianco, e guidandomi così da avermi steso davanti a se'. Mi guardò, nella penombra della camera, e disse:
    <b>-l'abbiamo fatto...-
    Io ricambiai lo sguardo, arrossendo.
    <b>-pare di si...-
    Risposi con malcelato imbarazzo. La mia risposta lo divertì, e ridendo si strinse a me.
    <b>-ora sei mio... sei solo mio.-
    Io non risposi. Respiravo piano il suo odore, steso accanto a lui che mi stringeva come un bambino, e pensavo che anche se ero stato io a possederlo era lui che mi aveva fatto suo permettendomi tutto questo, lui aveva lasciato un segno indelebile in me.
    Perchè, forse non sembra, ma un'esperienza del genere ti può cambiare la vita. Ti fa vedere le cose da un'altro punto di vista, e i colori, i sapori del mondo all'improvviso non sono più gli stessi: il modo in cui ti guardi allo specchio, il modo in cui ti muovi e parli e cammini. Tutto sembra diverso. Io ero diverso. Forse, stavo solo crescendo.
    <postato>

    [capitolo 9 - quelle storie che non finiscono]
    I giorni si susseguirono senza volersi fermare, il tempo che strappavo al lavoro lo passavo con Jerome, e tutto andava avanti così veloce da farmi girare la testa. Ho desiderato che quel tempo non finifsse mai. Se solo tutti i desideri si potessero avverare... non ebbi il coraggio di chiedergli ''resta con me''. Così, anche per noi arrivò il momento di separarci. Sapevo che prima o poi sarebbe finita, ma non riuscivo ad accettarlo, ne' io ne' lui...
    L'atmosfera era estremamente pesante il giorno precendente al suo ritorno in francia, e quella notte la passammo a letto, unendoci per disperazione più e più volte, interrompendoci in bilico sul piacere finale per non essere costretti a separarci, e più di una volta vidi le lacrime di Jerome bagnare il cuscino, rigargli le guance, e troppo spesso lo sentii pregarmi di non smettere, di non pensare a quelle lacrime. Continuammo fino a rimanere senza più forze, in modo da addormentarci appena chiudemmo gli occhi, e non dover così pensare al domani.
    <b>-così... adesso devi andare.-
    Eravamo alla stazione, solo noi due pur essendo im mezzo alla folla di tutte le persone intorno che andavano e venivano, chi si ritrovava e chi si lasciava, e chi non si conosceva come noi all'inizio. Non potevo non dirlo, era uno straziante dato di fatto, e sentii nell'istante stesso in cui pronunciai quelle parole sentii qualcosa di fragile come cristallo che mi si ruppe intorno al cuore.
    <b>-...addio?-
    Chiese lui con un filo di voce.
    <b>-arrivederci...-
    Risposi guardandolo sorridere tristemente. Ci scambiammo un ultimo, struggente bacio, e poi lui se ne andò. Solo vedendo partire quel treno mi resi conto che mi sarebbe mancato sa impazzire. E infatti i primi giorni che seguirono la sua partenza li passai malissimo, evitando di vedere Michela e restando tra le coperte senza vita e inerte, respirando ciò che rimaneva di lui. Poi, lentamente, il mondo riprese a girare, in quella spirale infinita chiamata vita, e mi dimenticai di lui. Ma, non so sevoi lettori lo sapete, sono proprio le storie come questa che in realtà non finiscono. Infatti non riuscii a dormire con un'altro uomo dopo Jerome per un sacco di tempo.
    Precisamente finchè non andrai in francia. Era una follia, me ne rendevo conto benissimo, magari non si ricordava più di me, magari mi odiava perchè non mi ero più fatto sentire in quei due mesi che erano intercorsi dal nostro addio...
    Non sapendo dove abitava ci misi un po' a trovarlo, ma il destino fu magnanimo con noi e una splendida mattina di febbraio bussai alla sua porta. Non mi aspettavo nulla di che, sapevo bene che avrebbe potuto benissimo mandarmi a quel paese, ma il vecchio detto non recita ''se non ci provi hai già perso'' ?
    Lui mi aprì, deliziosamente spettinato e vestito con nient'altro oltre che un paio di boxer bianchi, che quindi risaltavano magnificamente sulla sua pelle ambrata.
    Si appoggiò allo stipite della porta, squadrandomi attentamente, come se fossi un miraggio. Era incredulo. Poi, dopo un silenzio che nessuno dei due osò spezzare, riacquistò il dono della parola.
    <b>-come si chiama questa cosa, in italia?-
    -pazzia.-
    Risposi con un sorriso. Jerome mi sorrise a sua volta, e mi saltò addosso abbracciandomi forte, e affondando il viso nel mio incavo tra il collo e la spalla.
    <b>-sei qui...-
    Sussurrò lui stringendomi con una dolcezza incredibile, ed io ricambiai l'abbraccio con pari malinconia. Rimanemmo sulla porta per un po', abbracciati a quel modo, senza pretendere baci o carezza l'uno dall'altro, semplicemente stringendoci.
    <b>-su, entra.-
    Mi invitò, portandomi per mano nell'appartamento. Vidi uscire da una stanza un ragazzo, anche lui poco vestito (maglietta e boxer) e altrettanto spettinato.
    <b>-ti presento Xavier...-
    Mi disse lui con un sorriso. Dovevo avere la gelosia stampata in faccia perchè si affrettò ad aggiungere:
    <b>-...mio fratello.-
    -bonjour...-
    Disse quell'angelo spettinato. Si somigliavano un sacco: i capelli riccioluti color fondente, la pelle ambrata e liscia. Xavier era a sua volta un'opera d'arte, intriso dello stesso fascino esotico e sensuale, ma in versione più mascolina, il viso impertinente con un tono canzonatorio, le labbra arricciate con lo stesso piglio infantile di Jerome, e due occhi verdi che sapevano inchiodarti sul posto e contemporaneamente farti volare.
    <postato>


    niente suspence in questo capitolo XDD ma beh, ci voleva anche per voi un po' di ''normalità'' no? amo descrivere la loro vita quotidiana >3< li rende così... umani.

    [capitolo 10 - perdersi e ritrovarsi]
    <b>-ha 18 anni.-
    Mi spiegò Jerome.
    <b>-e resta qui per un po', è in fuga da nostro padre.-
    Io annuii. Evidentemente avevo scelto un brutto momento per venire a casa sua... o forse no. Il ragazzo mi squadrò distrattamente, preparando il caffè, ed io sentii il suo sguardo intenso e incredibilmente concreto carezzare le mie forme, prima di decretare qualcosa in francese che non capii.
    <b>-che ha detto?-
    -gli piaci.-
    Rispose Jerome, piegandosi a 90 nel cercare qualcosa di non meglio identificato in un cassetto sotto al lavello.
    <b>-noi facciamo colazione, tu vuoi qualcosa?-
    Mi chiese Jerome. Io annuii.
    <b>-per me solo caffè, ho già mangiato.-
    Colsi l'occasione per guardarmi intorno: l'appartamento era abbastanza piccolo, con la cucina in un angolo e un tavolino piccolo per quattro poco distante e, nella stessa stanza, un divano a due posti, una poltroncina e una televisione. Il bagno e la camera non dovevano essre poi molto diversi: spartani ma vivibili.
    Mi fu messa in mano una tazzina da caffè ed io, ricordando con orrore il caffè francese, chiesi lo zucchero nonostante di solito lo prendessi nero.
    <b>-non ti preoccupare non è quello schifo dei bar, questo è caffè vero.-
    Mi rassicurò Jerome. Io lo assaggiai, e dovetti ammettere che era buono davvero. La conversazione slittò sul francese, quando Xavier mi chiese:
    <b>-sei tu Alessandro?-
    -beh... si.-
    Risposi io, un po' incuriosito da quella domanda. Xavier non parlava italiano, così parlavamo in francese.
    <b>-Jerome mi ha fatto una testa così, parlandomi di te.-
    Io risi, e Jerome evitò il mio sguardo orgogliosamente.
    <b>-invece lui non mi ha mai detto molto della sua famiglia.-
    Venni così a sapere che c'era pure una sorella maggiore, venuta al mondo durante il primo matrimonio di loro padre, mentre loro erano il risultato del secondo. Xavier mi spiegò anche che era andato via di casa perchè suo padre lo aveva trovato a letto con un ragazzo, mentre di Jerome non sapeva nulla ma probabilmente cominciava a sospettare.
    <b>-quindi anche tu sei gay?-
    -diciamo bisex.-
    Beh, effettivamente non era male come via di mezzo, ma non faceva per me,
    <b>-su, vai a scuola, che se non frequenti poi se la prendono con me.-
    Lo scacciò Jerome, evidentemente per restare un po' solo con me. Xavier lo capì al volo, e andò a mettersi un paio di jeans e una felpa, trotterellando via con la cartella in spalla e raccomandandoci di usare il preservativo al quale, in effetti, non abbiamo mai pensato. Ora, non per poca stima dell'inventiva di Jerome, ma due uomini, soli in casa dopo mesi di astinenza (o almeno credo), non hanno molte altre idee su come passare il tempo.
    E infatti partirono presto i baci, dolci e languidi, che sapevano di promessa e malinconia. Non andammo neanche in camera, consumando quel ritrovo dei nostri corpi nella cucina/sala da pranzo/salotto, io seduto su una sedia con Jerome a cavalcioni su di me, che si muoveva lento e passionale con il mio viso tra le mani, baciandomi fin quasi a privarmi del respiro.
    <b>-unh... mi... mi sei mancato... era da tanto che... che nessuno...-
    Ansimò tra le mie labbra, allacciandomi le braccia al collo. Io, stupito, chiesi:
    <b>-non lo hai più fatto?-
    -n... nooh... non ci... riuscivo...-
    Carezzai le sue cosce, che afferrai, aiutandolo così nei movimenti. Adoravo farlo parlare in quei momenti, la sua voce era resa ancora più sensuale dai gemiti.
    <b>-se può consolarti... neanche io.-
    Sussurrai facendo forza con le braccia per affaticarlo di meno. Lui si tese appena, stringendomi a se'. Era così bello farlo con lui dopo tanto tempo... Non era cambiato per niente il suo modo di accogliermi , gemendo il mio nome con il suo accento deliziosamente francese tra i baci che ci scambiavamo. I due mesi che sembravano un'eternità erano come cancellati, come se non fosse passato neppure un giorno. Ci sporcammo del nostro stesso seme, ma Jerome non se ne curò. Si appoggiò al mio petto, riprendendo fiato, e mi chiese:
    <b>-sei felice?-
    -certo.-
    Risposi circondando la sua vita con le braccia, assaporando la sua pelle delicata. Ero troppo, troppo felice di averlo ritrovato.
    <postato>


    [capitolo 11 - il paese delle piccole meraviglie]
    <b>-anch'io.-
    Mi confessò baciandomi ancora. Io sorrisi appena carezzando i suoi capelli, pettinandoli con le punte delle dita. Lisciavo i riccioli con attenzione, guardandoli tornare alla posizione originaria appena li liberavo dalle mie dita, e mi sentivo in pace con me e con il mondo come non mi sentivo da tempo.
    <b>-ho lasciato Michela.-
    Lo informai a bassa voce, perchè non c'era bisogno di urlare nel silenzio della stanza, quel silenzio che si crea solo dopo il sesso, un silenzio di stanchezza e ansiti, ma anche di sorrisi e soddisfazione. Mi era sembrato il momento più adatto per dirglielo.
    <b>-davvero?-
    Mi chiese lui, e sentii che la sua presa su di me si faceva più intensa.
    <b>-davvero. qualche giorno prima di decidermi e partire.-
    Spiegai continuando a giocherellare con i suoi meravigliosi capelli. Lui mi appoggiò un bacio all'angolo delle labbra, stringendomi con infinita dolcezza.
    <b>-lo hai fatto per me?-
    -...può darsi.-
    Sorrisi io in risposta, e lui mi assestò un morsetto scherzoso.
    <b>-st<i>ronso-
    Il suo accento francese si era appesantito, in quel periodo probabilmente aveva parlato italiano poco o nulla. Ci alzammo, raggiungendo la camera da letto con la scusa che Jerome si doveva vestire, ma finimmo per farlo anche lì. I nostri ansiti si fondevano nel silenzio della camera, una tv in lontananza trasmetteva il notiziario, e noi tra le cronache dei morti ammazzati il giorno prima sorridevamo consumando le nostre passioni, indifferenti al mondo esterno come solo due innamorati possono esserlo. Stesi tra le coperte alzò gli occhi scuri e profondi verso me e chiese:
    <b>-sono il tuo ragazzo, ora?-
    -lo sei da sempre.-
    Risposi con semplicità. Lui non rispose, semplicemente mi strinse e ripetè:
    <b>-sono il tuo ragazzo... il tuo ragazzo.-
    Come per convincersene.
    <b>-...dici che Jerome Masini suona bene?-
    Chiese accoppiando il suo nome al mio cognome.
    <b>-che fai, pensi già al matrimonio?-
    -in spagna si può.-
    Io risi e scossi la testa.
    <b>-Jerome, dimmi che scherzi...!-
    Ci mancava solo che volesse pure sposarmi.
    <b>-certo che scherzo!-
    -sai impossibile. non puoi scherzare su una cosa del genere!-
    Lo rimproverai io con una risata. Lui mi baciò e disse:
    <b>-sono il tuo ragazzo... e questo mi basta.-
    Io lo baciai ancora e ancora, finchè non ci stancammo e decidemmo di alzarci. Mi portò un po' in giro, mostrandomi la città e le sue piccole meraviglie:
    Una casa abbandonata e decadente ma ancora bellissima, un bar di soli vini di tre metri quadrati affacciato sulla strada, le crocque monsieur (cibo degli dei). Era incredibile stare con lui, era il migliore amico che avessi mai avuto, e al contempo il mio amante, ed io ero succube delle due labbra e il suo sorriso radioso. Rimanemmo in giro finchè non fece buio, tornando a casa solo per cena. Xavier era lì, adagiato sulla poltrona, con la schiena appoggiata ad un bracciolo e le gambe penzoloni al di là dell'altro.
    <b>-alla buon'ora.-
    Salutò lui con un sospiro insofferente.
    <b>-hai già mangiato?-
    Chiese Jerome andando a frugare nel frigorifero alla risposta negativa del fratellino. Non sapevo come comportarmi con quel ragazzo: aveva la tipica bellezza disarmante che ti lascia senza parole, esattamente come Jerome i primi tempi sapeva togliermi il fiato. Mi incantai un pochino a fissarlo, e lui si accorse del mio sguardo.
    <b>-cosa guardi?-
    Mi chiese puntando i suoi occhi verdi nei mei.
    <b>-...sei bello.-
    Mormorai semplicemente, lasciando che lui mi squadrasse con più attenzione. Sorrise, tornando infine ai miei occhi.
    <b>-anche tu non sei male.-
    Mi concesse con un sorrisetto malizioso.
    <postato>

    [capitolo 12 - cinque di mattina o cinque di notte?]
    Era davvero simile a Jerome, ma più aggressivo nella sua sensualità, più irruento. Era naturale, aveva scoperto il suo fascino non molto tempo prima, e adesso si divertiva a esercitare il suo potere sessuale, divertendosi ad esercitare il suo potere sessuale, cominciando a farsi un'idea sul mondo e su come far fare a chiunque ciò che gli pareva sfruttando senza ritegno il suo magnetismo.
    Era una bella età, ma non rimpiango la confusione che portava con se'. E comunque, era come se fossi tornato ragazzino da quando Jerome era entrato a far parte della mia vita. Le incertezze e gli ormoni erano tornati all'attacco assieme a quel corpo indimenticabile.
    <b>-sarà meglio che torni in albergo...-
    Dissi a Jerome, conscio di non poter stare lì per sempre.
    <b>-ma no... resta qui, anche la notte, se vuoi.-
    -anche per me va bene, basta che non mi svegliate.-
    Jerome rise e insistè.
    <b>-dai, rimani!-
    E fu così che fui loro ospite a cena, al termine della quale ci accoccolammo davanti alla televisione, io e Jerome sul divanetto, e Xavier sulla poltrona. Jerome mi si era raggomitolato tra le gambe, visto che ero steso, e teneva la testa appoggiata sul mio petto mentre Xavier era sensualmente adagiato allo schienale scrivendo distrattamente un messaggio al cellulare.
    <b>-ale... andiamo a letto?-
    Chiese Jerome guardandomi malizioso.
    <b>-non fate troppo casino, allora... io vado a dormire.-
    Sentenziò Xavier prendendo un sacco a pelo da dietro la poltrona. Jerome mi guidò fino al letto, e divaricò le gambe buttandocisi sopra.
    <b>-mi spogli tu?-
    Chiese con un sorrisetto voglioso, invitante.
    <b>-ma... Xavier...-
    -non preoccuparti per lui... vieni qui.-
    Insistè lui togliendosi la maglia. Mi avvicinai e lo baciai, sentendo che mi tirava a se' trattenendomi per la maglia. C'era un che di perverso ed eccitante nel muoversi piano, affondando lentamente, per non far cigolare il letto. Sentivo i gemiti del mio ragazzo smorzati dal cuscino, nel quale affondava la faccia per non alzare la voce.
    <b>-stà zitto... stà zitto.-
    Gli ripetevo tra gli ansiti, addossato a lui mentre Jerome rideva debolmente cercando di evitare i gemiti. Mi strinse dentro se' , venendo senza curarsi di sporcare il letto, preso dal piacere, ed io lo seguii. Ci addormentammo placidamente accoccolati tra le coperte che odoravano di sesso. La mattina dopo, Jerome mi svegliò entusiasta.
    <b>-svegliati ale, dai!-
    Io, ancora mezzo addormentato mugugnai svogliatamente un:
    <b>-che ore sono?-
    -le cinque!-
    Trillò quel bambino eccitato che pareva essere diventato quello che il giorno prima era il mio focoso francesino.
    <b>-tu sei pazzo!-
    Gridai a bassa voce. Lui, incurante del mio fabbisogno di sonno giornaliero, mi trascinò fuori dal letto per un braccio.
    <b>-che c'è di bello in francia che posso vedere solo alle cinque di mattina?-
    -seguimi, fà presto!-
    Io mi rigirai nelle coperte.
    <b>-ho sonno...-
    -ti ho detto di seguirmi...! guarda che vado da solo.-
    Minacciò Jerome. Sentii una folata di vento inondare la camera, e aprendo gli occhi scoprii che Jerome stava scavalcando la finestra. Scattai immediatamente in piedi, andando nel panico.
    <b>-cazzo fai?!-
    -shh, sveglierai Xavi.-
    Comprendevo che Xavi stesse per Xavier, ma non mi tranquillizzò particolarmente. Mi portai dietro il piumone da una piazza e mezzo, sporgendomi dalla finestra. Eravamo al terzo piano, ma Jerome se ne stava placidamente accoccolato in un angolo del tetto come se nulla fosse, dove gli spioventi si univano e il cornicione era abbastanza largo da potercisi sedere.
    <postato>


    mi sono svegliata a mia volta alle 5 per creare questo capitolo... vedete di apprezzare i miei sforzi!... forse è per questo che ha un che di filosofico, questo capitolo XD

    [capitolo 13 - l'alba del giorno prima]
    Ormai ero sveglio, così lo raggiunsi.
    <b>-soffri di vertigini?-
    -un po'...-
    Ammisi accoccolandomi al suo fianco. Guardai il paesaggio scuro davanti a me, allungando un braccio così che Jerome potesse insinuarsi sotto la coperta che io tenevo stretta per non crepare di freddo. Lui mi abbracciò rifugiandosi nel mio calore, e prese un lembo della coperta ripiegandolo.
    <b>-perchè volevi che venissi qui?-
    -per quello.-
    Rispose puntando il cielo con le stelle sbiadite che andava sempre più rischiarandosi, e riuscii a scorgere uno spicchio di sole fare capolino fra i tetti.
    <b>-...l'alba?-
    -già.-
    Rispose stringendosi nella coperta, guardando il sole sorgere lentamente. Lo baciai con delicatezza, e da quel momento in poi rimanemmo in religioso silenzio, ammirando la luce riversarsi con tutta la calma del mondo su di noi, e mi chiesi se, da qualche parte, stesse tramontando nel mostrarsi a noi. Il tempo sembrava perdere di significato, e concedere a noi spettatori ignari un attimo di eternità.
    D'un tratto compresi il perchè di quel gesto del mio Jerome.
    <b>-tu te ne andrai vero? questa sarà l'ultima volta che ci vedremo... o sbaglio?-
    Chiese senza guardarmi in faccia, lo sguardo fisso all'orizzonte, perso nella malinconia. Io sospirai e non risposi, ma mi strinsi nelle coperte cercando il suo calore, senza riuscire a dirgli quanto volessi che quel momento di infinito diventasse nulla e azzerasse le distanze tra le nostre case. Tacqui su quanto volessi in quel momento, più di ogni altra cosa, portarlo con me in Italia per quanto stupido, infantile ed egoistico potesse sembrare questo mio desiderio.
    <b>-dimmi che sei mio, Ale... dimmi che lo sarai sempre, che amerai sempre e solo me. non importa se è una bugia... voglio solo sentirtelo dire...-
    Mi si strinse il cuore a quelle parole. Non potevo che accontentarlo.
    <b>-sono solamente tuo... per sempre... ti amerò per sempre...-
    Nel dirlo, suonavo talmente sincero persino al mio orecchio da crederci davvero. E se fosse stato veramente Jerome, la persona che avrei amato per tutta la vita? Misi da parte ogni domanda, nello sporgermi a baciarlo con tutta la dolcezza del mondo.
    <b>-grazie...-
    Sussurrò tra le mie labbra, tremando appena con gli occhi chiusi.
    <b>-hai freddo?-
    Chiesi, ma non ottenni risposta. Affondò solo il viso nel mio petto, scoppiando a piangere. Non avevo mai visto un uomo piangere così, stringendosi a me, completamente indifeso e fragile, senza trattenere alcun dolore. Le sue lacrime mi bagnavano il petto nudo, e le sue mani fredde sulla schiena mi mettevano i brividi, ma non mi lamentai, non mi spostai. Forte del mio ruolo di consolatore lo strinsi tra le braccia circondandolo di calore, cullandolo tra le braccia e pensando che, forse, mi ero innamorato di lui proprio perchè Jerome si era da subito aperto completamente a me senza orgoglio o timore, eppure c'erano ancora tante, tante cose che non sapevo di lui. Lo calmai dolcemente, come se fosse un bambino da accudire e proteggere, finchè non si fu sfogato e tornò il Jerome di sempre, decidendo che non potevo dire di essere stato in francia se non ero stato alla Tour Eiffel.
    <postato>


    [capitolo 14 - rivelazione!]
    Quella sera mi portò a Parigi, che non distava molto, ma trovammo comunque il modo di arrivare ad un'orario imprecisato di notte. La torre Eiffel era solo nostra, e scorrazzammo tra i grandi pilastri metallici della base, scavalcando recinti di sicurezza, correndo e arrampicandoci come cretini. Finimmo adagiati su una fredda trave metallica a baciarci, interrompendoci solo per ridere di tanto in tanto.
    <b>-le stelle ci guardano, Ale-
    Mi disse puntando un dito verso il cielo, ma tenendo gli occhi fissi nei miei. Io ricambiai lo sguardo, sorridendo appena con malizia.
    <b>-e tu lasciale godersi lo spettacolo...-
    Mormorai di rimando leccando le sue labbra, mentre con una mano giocherellavo sul bordo della maglietta di lui, che sollevai lentamente per carezzare il suo petto, quando una luce ci investì.
    <b>-ehi voi due non potete stare qua!-
    Sbraitò un poliziotto in francese. Jerome sorrise guardandomi diabolico.
    <b>-corri.-
    Ordinò in italiano e a bassa voce, per poi scattare giù con agilità. Io mi misi a correre con lui.
    <b>-sei pazzo!-
    Gridai ridendo, seguendolo ciecamente. Saltammo il recinto e ci fiondammo sulla nostra fidata vettura, scomparendo insieme nel buio, pazzi e innamorati. Avrei fatto follie per lui, davvero, non sapevo dove sarebbe stato capace di portarmi questa mia pazzia, ma non avevo paura. Finchè saremmo rimasti insieme sentivo che sarebbe andato sempre tutto bene. Il viaggio di ritorno sembrò durare un soffio, ma erano come minimo le quattro di mattina. Entrammo in casa in punta dei piedi, quando una voce ci fece sobbalzare.
    <b>-ah... mhh... Xavi, sei... ah...-
    Ansiti interrotti e gemiti flebili, mentre i rumori del sesso permeavano l'appartamento. Jerome mi fece segno di stare in silenzio. Si avvicinò alla porta senza fare rumore, aprendola poi di scatto per scovare i colpevoli. Non potei trattenermi dallo sbirciare velocemente. Come suo fratello, anche Xavier aveva un corpo perfetto. Era allungato sul letto, tra le gambe di un ragazzo più o meno della sua età.
    <b>-ti avevo detto di non portarti gente in camera mia... che ne è stato di Jean?-
    -abbiamo litigato.-
    Rispose mettendo su il broncio.
    <b>-beh hai un minuto per farlo rivestire e tornare a casa, vedi di usarli bene altrimenti torno qui e vi butto fuori a calci tutti e due.-
    Ovviamente stavano parlando in francese, e anche piuttosto velocemente, quindi il discorso mi era un po' sfuggito, ma non faticai a immaginare che non gli aveva fatto piacere.
    <b>-lo fa spesso?-
    -portarsi a letto chi capita? ...si...-
    Non ci volle molto per vederli uscire dalla camera. Si scambiarono un frettoloso saluto prima di separarsi, il biondino che correva lungo le scale rosso in viso.
    <b>-allora? guarda che non puoi risolvere in questo modo i problemi tra te e Jean, sai?-
    -ma che ne sai tu, eh? credi che sia facile?-
    -lo so bene che non è facile, ma non è un buon motivo per scoparsi il primo biondin che passa!-
    -senti chi parla.-
    Ribattè lui alludendo con un cenno della testa alla mia chioma, che preferivo descrivere come castano chiaro più che biondo, anche perchè secondo me con il biondo ci vogliono gli occhi chiari, mentre i miei vagavano sul miele.
    <b>-Xavi... ti voglio bene, lo sai, ma non mi piace che tu lo tradisca così... in fondo vi volete bene...-
    Rispose Jerome, forse ammorbidito da quella sua risposta. Non come fare, trovandomi coinvolto pur senza volerlo in una discussione tra fratelli.
    <b>-Jerome lo sai che tanto poi torna tutto a posto...-
    -beh la volta che non torna tutto a posto non venire a piangere da me...-
    Rispose Jerome andando in camera sua. Dormii da lui anche quella notte, e il giorno dopo era come se nulla fosse successo. Mi svegliai tardi, erano circa le tre. Jerome era al lavoro, ma Xavier era già tornato da scuola...
    <b>-alessandro...-
    Disse vedendomi arrivare.
    <b>-...sì?-
    -dì un po'... te lo sei fatto, mio fratello?-
    -eh...? uh... si, ma...-
    Balbettai confuso da quella domanda a bruciapelo. Lui mi si avvicinò, mi cinse la vita con le braccia, ed io rabbrividii piacevolmente.
    <b>-mhh sì? e comè...? ti piace, vero, inculartelo come una troietta qualunque?-
    <postato>


    scusate se è corto ma non ho avuto tempo di copiare non una parola di più T_T

    [capitolo 15 - trentatrè trentini]
    Sussurrò al mio orecchio con voce sensuale quelle parole, così dissonanti rispetto al tono.
    <b>-non mi piace che lui si conceda così facilmente...-
    -senti chi parla.-
    Risposi io acidamente, e lui mi spinse indietro con rabbia, così da fissarmi. Non tanto con rancore, quanto con curiosità.
    <b>-non ti piaccio?-
    Chiese arricciando le labbra in un broncio deliziosamente infantile.
    <b>-non è che tu non mi piaccia... però io amo Jerome... e lui ama me.-
    Spiegai con calma, carezzando il suo viso con dolcezza. Si sporse appena, guardandomi un po' dispiaciuto.
    <b>-uff... e io che speravo di potermi divertire...-
    -sei bello, Xavier, davvero... ma forse è meglio che cerchi tra quelli della tua età.-
    Il ragazzo sospirà con fare teatrale.
    <b>-ma a me non piacciono quelli della mia età... sono così stupidi...!-
    Vedendo la mia espressione interrogativa decise di spiegarmi.
    <b>-perchè... Jerome non te lo ha detto? Non mi stupisce... beh allora te lo dico io. Jean non è un mio compagno di classe... ha una moglie e due figli-
    -c...cosa? con un uomo sposato? ma hai idea di cosa stai facendo?-
    Lui sorrise e si avvicinò ancora.
    <b>-si... mi faccio mantenere.-
    Ero scioccato, quel ragazzo trasudava una disarmante sicurezza di se'.
    <b>-sei incredibile, davvero!-
    Dissi io scoppiando a ridere per l'assurdità della situazione. Mi parlava con così tanta naturalezza, anche se non ci conoscevamo quasi per nulla, esattamente come Jerome. E come Jerome l'ultima cosa a cui puntava era il dialogo. Infatti mi strinse un po' a se', guardandomi malizioso, e si avvicinò per baciarmi.
    Le nostre labbra si erano appena sfiorate quando rientrò Jerome. La prima cosa che fece fu, giustamente, insultarmi con tutti i termini italiani che conosceva, aiutandosi con il francese quando non gli venivano in mente in italiano. Solo dopo essere passato anche a Xavier si calmò e ci lasciò spiegare.
    In realtà fu Xavier a parlare, ed io lo lasciai fare, limitandomi ad ascoltare la discussione, rigorosamente in francese, fra i due. Quando finirono di parlare, Jerome si rivolse a me.
    <b>-lui ti vuole, Ale. Vuole farlo con te perchè gli piaci... ma lo so come è fatto, si stancherà presto di te, e non intendo cederti a lui...-
    -io amo te, Jerome. Lui mi piace abbastanza, sì, ma io amo te...-
    Jerome sorrise appena e mi mise le braccia attorno al collo.
    <b>-lo so, lo so... proprio per questo abbiamo trovato un compromesso...-
    Si avvicinò con la bocca al mio orecchio in un modo che mi fece rabbrividire.
    <b>-dimmi, Ale... lo hai mai fatto a tre?-
    Chiese con voce sensuale, le labbra che sfioravano il lobo. Ecco che l'ormai familiare calore mi saliva a lle guance. Sentii la voce di Xavier pericolosamente vicina.
    <b>-ti va?-
    Senza che nemmeno me ne fossi accorto il ragazzo mi era alle spalle, e appoggiò le labbra sul mio collo con delicatezza. Spostai timidamente il viso, offrendomi a quei baci, e Jerome raggiunse la mia bocca, che rapì con tanti piccoli baci fugachi e scherzosi, mordicchiandomi il labbro inferiore giocosamente.
    Mi spinsero in camera di Jerome, e si scambiarono uno sguardo complice.
    <b>-lo fate spesso di portarvi un ragazzo a letto in due?
    -ogni tanto...-
    -beh... è divertente... ed è un'ottimo compromesso per quando qualcuno piace sia a me che a Jerome...-
    Risposero con un sorrisetto, prima Jerome e poi Xavier, che cominciò a spogliarsi. Jerome intanto mi si avvicinò, e prese a togliersi gli abiti lentamente, baciandomi sulle labbra, e Xavier lo seguì prendendo possesso del mio collo.
    Ero completamente soggiogato dall'eccitazione, quando Jerome mi spinse sul letto in modo che mi stendessi, spogliandosi. Anche Xavier si denudò, mettendo in mostra il suo corpo implume che avevo scorto appena, ma che adesso potei ammirare. Era più scuro di Jerome che, come amo ripetere, era color caramello. Lui era più scuro, tipo cioccolato al latte, direi. In ogni caso erano entrambi da mangiare.
    <postato>


    come potevate pensare che vi avrei lasciato senza un degno continuo PP? (Pesantemente Porno) a voi u.u il titolo dice tutto XDD

    [capitolo 16 - italians do it better]
    Non sapevo più da che parte guardare, tantomeno come iniziare. C'è da dire che, da quando ho incontrato Jerome, la mia vita è diventata una girandola di esperienze, ognuna più nuova ed eccitante della precedente. Da quando ho incontrato Jerome, in effetti, sono diventato proprio un bel film porno. Penso che sia una fantasia comune un po' a tutti pensare di farlo con due fratelli o sorelle, magari gemelli, e trovarcisi improvvisamente coinvolto era... beh, wow. Non riesco a trovare definizione più calzante.
    Ben presto, non capii per opera di chi, anche io fui nudo, e i due presero a strusciarsi su di me baciandomi ovunque, facendomi letteralmente andare in estasi nel carezzarmi con la loro pelle calda e vellutata. Una mano mi carezzò lungo il petto, scendendo fino all'inguine, toccando il mio sesso e stringendolo, giocando a stuzzicare il mio piacere.
    <b>-come va lì?-
    Mi sussurrò Jerome all'orecchio.
    <b>-n... non male davvero.-
    Risposi lasciandoli fare. Parlottarono in francese, e mi manovrarono così che mi mettessi con le ginocchia puntellate al materasso, con il busto eretto. Poi ancora baci che scesero sul mio corpo, ormai senza più difese, catturando il mio organo in una morsa di giochetti di labbra e di lingue, succhiandone i lati e leccandone l'estremità. Non potevo togliermi l'impressione di essere un gioco soggetto al loro volere, ma non me ne sarei mai, mai lamentato.
    Il mio corpo si infiammava ogni volta che mi scontravo con le loro labbra, e non sentivo più niente al di la' del piacere pulsante che si divertivano ad offrirmi, ma senza mai lasciarmi sfogo, così che potessero divertirsi a piacimento.
    <b>-ti piace?-
    Chiese Xavier leccando lentamente lungo l'asta, dalla base alla punta.
    <b>-non sai quanto...-
    Risposi tendendo appena i muscoli delle cosce in uno spasmo di piacere. Poi quel gioco cessò, e passammo a cose più serie. Fui spinto sul letto nuovamente, e Jerome mi si mise a cavalcioni sul ventre, strusciando i glutei sulla mia erezione, muovendo il bacino quasi fosse una carezza. Xavier si sistemò dietro di lui, baciandolo sul collo ma, notai, mai sulla bocca.
    <b>-ahh...-
    Sentii Jerome emettere un gemito, e vidi che Xavier lo stava preparando per accogliermi, penetrandolo con due e poi tre e poi quattro dita intinte nel lubrificante, venendosi in aiuto con entrambe le mani. Era uno spettacolo unico e affascinante, vederlo inarcarsi tendendo ogni fibra del suo corpo asciutto e tonico, non eccessivamente muscoloso. Era liscio e morbido, e toccarlo era una delizia. Si abbassò a 90, cercando le mie labbra, subito pronte ad accogliere la sua lingua che intrecciò la sua lingua, che intrecciò con la mia in un bacio possessivo, come a dire ''tocca pure Xavier ma tu resti sempre e comunque mio''.
    Desideravo toccarlo, non potevo resistere al richiamo dei suoi gemiti tra le mie labbra, e allungai le mani a carezzare le sue cosce, gesto che apprezzò. Quando lo giudicò pronto Xavier estrasse le dita, e lui si sollevò puntellando le ginocchia al materasso, e riportandosi con la schiena in verticale. Alzò il bacino, direzionando con cura la mia parte più virile e, abbassandosi lentamente, vi scese fino a prenderlo tutto.
    <b>-mh... Ale...-
    Ansimò lui con desiderio mentre il fratello cambiava posizione, mettendosi davanti a Jerome, anche lui a cavalcioni su di me, rendendomi incapace di sollevarmi. Chiunque abbia provato questa posizione sa che si vede poco o niente, ma non per questo ci saremmo fermati.
    <b>-ahh...-
    Sentii Jerome emettere un gemito, e per quel poco che riuscii a scorgere Xavier aveva preso possesso del suo sesso, chino sul suo petto a stuzzicare uno dei piccoli capezzoli scuri induriti dall'eccitazione. Carezzai il corpo di Xavier, assaporando la sua pelle con delicatezza e curiosità, lasciando scorrere le dita sui suoi fianchi. Lui inarcò la schiena, per poi ruotare il bacino quando passai alle natiche, come per chiedermi di usare le dita, cosa che feci prontamente.
    Lo penetrai a fondo con due dita, con Jerome che si muoveva su di me gemendo senza sosta, accompagnato dalla voce del fratello quando Xavier sentì che spingevo fino in fondo le dita, che cominciai ad aprire e chiudere a forbice,
    dilatandolo.
    <b>-a...ahh! Ales...Ah!-
    I suoi gemiti di piacere mi spinsero ad usare un terzo dito, cominciando a muoverle fuori e dentro, simulando una penetrazione. Venimmo, chi prima chi dopo, con probabile somma gioia dei vicini per la fine delle nostre grida, e ci stendemmo sul letto. Io al centro con Jerome a destra e Xavier a sinistra, entrambi appoggiati al mio petto, ansimando con gli occhi chiusi.
    Nel silenzio interrotto solo dai nostri respiri una voce ci risvegliò dal dormiveglia.
    <b>-italians do it better-
    Sentenziò Jerome citando Madonna, e scoppiammo a ridere tutti quanti.
    <postato>


    [capitolo 17 - partire per l'ultima volta]
    La sera l'atmosfera era rilassata come poche volte lo era stata dal mio arrivo, e ci divertimmo a girare per la città, gridando ''buu'' alle coppiette etero. Era così bello baciarci per le strade, io e Jerome, senza più la paura del giudizio altrui, anzi, lo avevamo preso un po' come un gioco, come una mattina che eravamo in un bar, io e lui, e un gruppetto di ragazzine parlottava deliziato lanciandoci occhiatine fugaci ed esplodendo in risolini al nostro sguardo.
    <b>-sono geloso.-
    Dissi io guardandole agitarsi tutte eccitate.
    <b>-ti guardano troppo.-
    Spiegai prendendo un sorso di caffè.
    <b>-facciamoglielo capire a quelle ragazzine che non c'è trippa per gatti...-
    Capii subito le sue intenzioni, e mi sporsi a mia volta, baciandolo a lungo e passionalmente. Sentii i gridolini affievolirsi e trasformarsi in risatine. Mi ritirai dalle sue labbra con un sorrisino soddisfatto e andammo a pagare il conto. Era troppo, troppo divertente.
    Ovviamente anche per me fu tempo di andare, ma ci separammo con il sorriso sulle labbra e la certezza che ci saremmo rivisti. E infatti ci telefonavamo spesso, ed io gli spedii una webcam per il nostro anniversario, così che potessimo vederci, e non molto tempo dopo cominciammo a fissare i nostri incontri settimanalmente, lasciandoci una sera libera alla settimana e nulla poteva farci mancare quell'appuntamento. Ci comprammo anche le cuffie con il microfono, così da poter parlare liberamente a voce e sentirci a vicenda.
    Ben presto cominciammo a degenerare, e Jerome una sera mi scrisse ''ti voglio''. Io fissai quelle parole stupito. Cosa stavano a significare? E perchè non aveva usato il microfono?
    <b>-m... mi manca il tuo calore...-
    Sussurrò abbassando lo sguardo.
    <b>-io... io a volte mi sfogo... dopo... dopo che ci siamo chiamati... e... oh, ale, mi manchi...-
    Confessò con voce tremante. Era passato un bel po' dal nostro ultimo incontro, e mancava ancora molto al prossimo. Così, mi venne un'idea.
    <b>-facciamolo, Jerry.-
    Avevo cominciato a chiamarlo così da quando aveva ''adottato'' un topolino di campagna dopo averlo sorpreso in un cassetto, ma questa è un'altra storia. Tornando a noi, lui non se lo aspettava per niente.
    <b>-credo di non aver capito.-
    Rispose incerto.
    <b>-facciamolo, ho detto. non so come non abbia potuto venirmi in mente prima. tu... segui le mie istruzioni, va bene?-
    Lui mi guardò stupito ma mi seguì fiducioso in quella folle impresa.
    <b>-metti la webcam a schermo intero, e chiudi tutte le altre comunicazioni...-
    -aspetta... ecco, ho fatto. continua.-
    Mi leccai le labbra, guardandolo riavviarsi una ciocca di capelli, che nel frattempo si erano allungati. Mi alzai e mi tolsi il microfono, ma non prima di avergli ordinato di spogliarsi, così da potermi togliere la maglia, e mi rimisi le cuffie.
    <b>-sei da solo adesso? puoi farlo?-
    -si... sono solo.-
    Rispose con voce che tradiva la sua eccitazione. Slacciai la cintura e poi i pantaloni.
    <b>-su, togliti tutto...-
    Lo incitai, e lui eseguì con un'obbedienza che mi sorprese. Fu ben presto nudo davanti all'obbiettivo della webcam, tenendo solo il microfono, ed anche io mi spogliai completamente per mostrarmi a lui.
    <b>-su... fai quello che fai sempre... dopo aver sentito la mia voce...-
    Sfiorai il mio sesso con le dita, ansimando appena contro al microfono, e Jerome mi seguì. Si sedette, portando le gambe in alto, e muovendo la mano lungo l'organo con imbarazzo.
    <b>-perchè arrossisci, Jerome?-
    -mi... mi vergogno.-
    Rispose rallentando appena il ritmo, guardandomi timido attraverso l'obbiettivo, forse speranzoso che gli dessi un contro-ordine, forse eccitato da questa esperienza in cui almeno stavolta ero io a guidarlo.
    <b>-l'abbiamo fatto tante volte... come puoi vergognarti...?-
    -questo... questo è diver... so...-
    Sorrisi, mentre la mia mano scivolava ad imitarlo. Vedevo nello schermo in un angolino l'immagine che trasmettevo, la mia pelle bianca in delizioso contrasto con la sua. Lo sentii ansimare e gemere debolmente, sollevando il petto nell'inarcare la schiena. L'altra mano che poco prima stava artigliando il bracciolo della sedia, scese a toccare l'intimo.
    <b>-mi manca... sentirti qui dentro, sai...? Je... Je t'aime... ne l'oublie pas...- ''ti amo, non dimenticarlo''
    <b>-jamais...-
    Risposi con un ansito, accompagnato da un sorriso. Lo vidi affondare un dito, e tendersi di immediato piacere, poi un secondo, e i suoi gemiti si fecero più insistenti. Amavo il modo in cui sporgeva il bacino, assecondando i propri movimenti, consegnandosi al piacere che lui stesso di stava dando. Ben presto ci lasciammo andare, Jerome divampò di bianco piacere riversandolo sulla propria mano, ed io lo seguii dopo non molto. Mi guardò prendere un pacchetto di fazzoletti, per ripulirmi.
    <b>-questi te li invio per posta.-
    Rise e scosse la testa
    <b>-è stato... strano. bello.-
    Anche io risi divertito, e annuii. Diventò un po' un'abitudine nel corso del tempo, ovviamente finchè non ci rivedemmo, ma stavolta era per rimanere insieme. Gli proposi di vivere da me, e ben presto attuammo il nostro piano d'amore, prendendo un appartamento dove ci stabilimmo. In belgio, ovviamente.
    Ormai non cerco più di darmi una spiegazione riguardo al mio orientamento sessuale, mi sono solo rassegnato a pensare che amo Jerome e amerò solo lui. Tutto il resto del mondo è diventato una massa indistinta e inutile, un'accozzaglia di persone che, indipendentemente dal sesso, non considero partner. Ho lui, e mi basta anche solo il suo sorriso quando come adesso mi stringe con le braccia e mi chiede con voce infantile:
    <b>-che cosa scrivi?-
    -scrivo te-
    Clicco salva, e chiudo lo schermo del portatile mentre il mio angelo scuro pretende la sua dosa di attenzioni. Mi bacia, e tutto il resto perde importanza.
    [ F I N E ]

    Edited by »_Jun.} - 22/10/2009, 22:03
     
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  2. ~Buby_ch@n
     
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    Cawa è semplicemente stupendOoOoOoOo! Lo adoWooo! :yuppi: :love:
    Mi piace troppo come scrivi e come racconti le senzaioni e le emozioni! >OOO<
    Una volta alla settimana?! Lo aspettò con ansia :sisi: >w<
     
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  3. ^_Cat_^
     
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    >//< grazieee shorelinaaaa ^//^ wah sei tanto gentile X3 hai visto che ho modificato un po' rispetto al messaggino che ti avevo mandato? X3
     
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  4. ~Buby_ch@n
     
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    :sisi: e devo dire che è più bello così!
    >OOOO< Shore sei una genia! (come dico sempre u.u)
     
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  5. ^_Cat_^
     
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    >w< glaccieee! sai a volte se potessi riscriverei alcune mie ruolate XDD
     
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  6. Manghetta~
     
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    Bellissimo, stupendo *çççççççççççççççççççççççç*
    Mi piace un sacco >w<
    Che carini che sono Jerome e Alessandro :**:
    Poi, amo quei due nomi, se devo essere sincera :**:
    Non vedo l'ora di leggere il seguito :*_*:
    Lo aspetterò con ansia :yuppi:
     
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  7. ^_Cat_^
     
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    grazie >//< sai non sono abituata a usare nomi italiani xDD così nel prossimo capitolo verrà presto abbreviato in Ale XD
    mentre per il nome di Jerome ero indecisa tra quello e Xavier, ma poi ho deciso per Jerome xDD
     
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  8. ~Buby_ch@n
     
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    Jerome, ke bel nome! >w<
     
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  9. Manghetta~
     
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    Nemmeno a me piacciono XD
    Al massimo, era carino Alexander, abbreviato poi in Alex *-*
    Però, la scelta che hai fatto è ugualmente Bella °ç°
    Jerome ispira sesso, come nome :look:
     
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    è... è stupendo *___* veramente Cat... magnifico!! non vedo l'ora di leggere il seguito!!!! *_____*
     
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    O//O g... grazieeeee! ^^ fa sempre piacere ricevere complimenti ^^

    CITAZIONE (Manghetta~ @ 4/1/2009, 23:01)
    Nemmeno a me piacciono XD
    Al massimo, era carino Alexander, abbreviato poi in Alex *-*
    Però, la scelta che hai fatto è ugualmente Bella °ç°
    Jerome ispira sesso, come nome :look:

    XDD si in effetti sa di scoposo XDD comunque Alexander non è un nome originariamente italiano, io volevo un nome tipicamente italiano XDD
     
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  12. § Deadly Doll §
     
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    Mi hai emozionata tantissimo Cat *___* e dico, tu hai letto la mia ficcina che vergogna >///< come scrivi bene. Adoro la prima persona è un modo per raccontare davvero favoloso poiché riesce a far calare il lettore profondamente in ciò che ha dinnanzi a se. Complimenti ed ancora complimenti! Attenderò il seguito ma senza fretta poiché questa è cattiva consigliera ed io so bene quanto é rognoso avere delle scadenze in merito >.<
    Spero che tu a differenza mia riuscirai a mantenere il ritmo ^.^
    Ciau.
     
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  13. ^_Cat_^
     
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    Kyaaaa ma grazie >3< si anche io ho preferito la prima persona per lo stesso motivo!
    grazie davvero fa sempre piacere ricevere complimenti ^^ ma soprattutto mi aspetto anche dei consigli! perchè anche se ho pianificato un bel po' e devo trascrivere per benino il tutto... mi piacerebbe sapere cosa ci si aspetta nel prossimo capitolo XD
    comunque per adesso... posso solo anticipare che il terzo capitolo è tutto cosacce XDD
     
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  14. RYO BOGARD
     
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    Mi vien da piangere!!! ^o^

    Bello!! Azzo..................

    Son stato un bel pò a pensarci su!!!
    Perchè???????????????????????

    Ora voglio la continuazione...grazie!!! XD
     
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  15. ^_Cat_^
     
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    ...perchè cosa ryo? xD
    Comunque... grazie lo stesso >3<
     
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