Il gioco delle maschere

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  1. .StridentSerenade.
     
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    *w* senza parole amoRRe, *_____* lasciare commenti qui mi ricorda i vecchi tempi *A*, e come la tradizione vuole io mi autoproclamo MANAGER :king: di questa storia AHAHAHAH questa donna diverrà famosa! v.v
     
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  2. o°.Kawaii!_}
     
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    grazie amoRRe >o<
    si è vero che nostalgiaaaa XDD su, con questi due torneranno i momenti P.P. (che oggi abbiamo ampiamente rievocato) <3
    oh comunque questi qui non saranno così poVci come J&A sia chiaro u.u un pochino meno... ma tanto il prossimo racconto (che ho già in cantiere) sarà completamente incentrato su 7 giorni di perdizione xDD
     
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  3. .StridentSerenade.
     
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    mmm...
    Bhè J&A e dimentichi X, XPXPXP
    nessuno potrà essere più P.P. di loro X°D
    loro (stef e Leo) sono, bho sono così pieni di problemi >3< (noi sappiamo X°D) però hanno il loro estremo fascino ù___ù
    siii Settimana della Perdizione *w*
     
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  4. o°.Kawaii!_}
     
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    già nessuno xDD il bello è che avevo chiesto di non fare paragoni, ma alla fine non ce l'ho fatta nemmeno io XDD
    insomma, sono due cose completamente diverse...
    poi questi due non solo devono risolvere un sacco di problemi... ma sono anche due rincotti da paura!! XD
     
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  5. o°.Kawaii!_}
     
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    solo tre parole: ku ku ku

    [capitolo 3 - perchè mi chiami Lele?]

    -dal diario di Stef
    Non avevo mai pensato che mi avessi potuto chiamare davvero. O meglio, non ci avevo pensato nel prometterti che ti avrei raggiunto sempre, ma volevo davvero essere tuo amico. Volevo impegnarmi davvero nel creare qualcosa di più profondo della semplice conoscenza.
    -Stef?-
    L'orologio del cellulare segna le due di notte, e io mugolo una risposta svogliata, ma comunque estremamente fine come sono famoso essere.
    -porca troia chi cazzo è a questa fottuta ora di notte...?-
    Sento i tuoi gemiti all'altro capo, ti sento ansimare e mi sveglio improvvisamente nel capire che sei proprio tu, proprio Leonardo.
    -Stef... Stef ti... ti prego... hn...-
    Mi rendo conto di cosa sta succedendo, e mi ficco addosso una felpa a tempo record.
    -vengo subito! aspettami!-
    -non... non so se... ah... Stef... Stef mi sento male... io... io credo che sverrò...-
    -resisti cazzo!-

    Sbraito forsennatamente nel cellulare, ficcandomi un paio di scarpe casuali, per pura fortuna fluorescenti. Volo di sotto, cado dalle scale, mi rialzo e monto sul motorino partendo a razzo.
    -che... che è successo? ho... ho sentito un rumore...-
    -sono... anf... caduto dalle scale.-

    Rispondo mettendo da parte l'orgoglio maschile, reggendo il cellulare tra il collo e la spalla, guidando più veloce possibile verso casa tua.
    -resisti Lele, non svenire! non dormire! ti... ti tengo sveglio io, ascolta la mia voce!-
    -...Stef?-
    -dimmi tutto.-
    -perchè mi chiami Lele e non Leo come tutti?-

    E così comincio a raccontarti tutto, come mi è venuto in mente il soprannome, come mai mi sembra adatto a te, e che continuerò a chiamarti così perchè mi hai detto tempo fa che ti sa tanto di nome da gatto e che è così che si fa tra amici, ci si innervosisce per gioco e ci si perdona. Credo di aver parlato anche delle lasagne, e forse ho raccontato del mio ultimo pesce rosso, pur di tenerti sveglio, di farti sentire che ci sono. Arrivo finalmente a casa tua, e spengo il motore.
    -Stef... Stef ho bisogno di te... dove sei?-
    -sono sotto casa tua.-

    Sussurro trionfante, avventandomi sulla porta che trovo fortunatamente aperta.
    -sono qui, Lele, sono qui.-
    Dico chiudendo la chiamata appena ti trovo, raggomitolato sul letto, che ti dondoli tenendo il polso con una mano, cercando di fermare il sangue.
    -hai visto? sono venuto da te...-
    Ti abbraccio con dolcezza, e mi tiro fuori dalla tasca un involto di bende che mi ero comprato tempo fa, sapendo che sarebbero servite prima o poi.
    -su, dammi il polso...-
    Ci metto un po' di dischetti per struccarsi gli occhi, rubati nel bagno dal cassetto di tua madre, e fascio il tutto velocemente. Non è un granchè, ma come fasciatura di emergenza può andare.


    -dal diario di Lele
    La notte fui svegliato dal rumore di qualcuno che bussava alla finestra.
    -Leonardoooo...-
    La voce di lui, la voce di Andrea, mi fece gelare il sangue nelle vene. Non risposi, ma ringraziai mentalmente che i miei non fossero in casa.
    -Leo so che ci sei! aprimi dai!-
    -và via!-

    Gridai aprendo la finestra, ma lui non sembrava intenzionato a muoversi di lì. Alzò il viso verso di me, sorridendo. Era ubriaco, lo vedevo dal secondo piano che non ci stava con la testa.
    -perchè non rispondi più quando ti chiamo?-
    -vai via, An... davvero, non è il caso.-
    -ma io ti amo!-

    Chiusi la finestra in preda alla frenesia, il cuore che mi martellava nel petto. Perchè, perchè doveva finire sempre così...? Lo sentivo urlare fuori dalla casa, mentre mi sentivo prendere dal terrore. Mi accorsi che stavo iperventilando, preludio di dolore, come se il mio corpo presagisse cosa stavo per fare e cercasse di aggrapparsi alla vita, prendendo più ossigeno del dovuto. Paura folle e incontrollata, pulsante nelle vene. Vene... Allungai una mano, tastando alla cieca intorno a me. Una lama, una qualunque! Meccanicamente presi tra le dita una lametta, delicatamente, in modo da non ferirmi le dita, ridicolizzando quasi il gesto che andai a compiere senza neanche pensarci.
    -ahh...-
    Sfregiai la pelle una, due, tre volte. Mentre mi dondolavo appena avanti e indietro cullandomi ad occhi chiusi il dolore mi pervase lentamente lungo tutto il braccio, esplodendo in piccoli fiotti di sangue rosso vivo che leccai appena, sporcandomi le labbra di quel sapore metallico e familiare, ormai nel pieno del mio rituale. I gemiti mi affiorarono alle labbra, non saprei dire se di dolore o di piacere, ma non riuscivo a smettere di far uscire la voce. Poi il panico, di nuovo. Non era bastato! Non bastava così!
    credi di potermi scacciare così facilmenteeeee?
    Era il dolore a parlare? Premetti sulle ferite, rendendomi conto che stavo ansimando, forse per l'adrenalina che mi stava entrando in circolo. Perchè quel panico? Una vocina nella testa mi
    c'è troppo sangue...
    sussurrò con voce maligna parole di avvertimento, parlando
    troppo sangue sul pavimento!
    con voce sorridente e cantilenante come
    e adesso cosa fai?
    un bambino che ripete una filastrocca a memoria.
    -e adesso cosa fai?-
    Con orrore mi accorsi che stavo parlando a me stesso. Da cosa scappavo? Era solitudine quella cosa forte e aspra che mi piombò addosso abbattendomi le spalle, facendomi raggomitolare oscenamente in posizione fetale. Non mi ero mai sentito così debole, tanto che allungando la mano verso il cellulare mi sembrò che passassero secoli al rallentatore, che prima di raggiungerlo sarei invecchiato. Lo chiamai senza un motivo preciso, ormai il danno era fatto, ma sorprendentemente sentivo solo il bisogno di lui, di Stefano.
    -Stef?-
    -porca troia chi cazzo è a questa fottuta ora di notte...?-

    Si, era proprio lui a rispondere. Non aveva spento il cellulare.
    -Stef... Stef ti... ti prego... hn...-
    Riuscivo a malapena a parlare, ma non ce ne fu bisogno. Lui, pronto, capì subito cosa stava succedendo all'altro capo.
    -vengo subito! aspettami!-
    -non... non so se... ah... Stef... Stef mi sento male... io... io credo che sverrò...-
    -resisti cazzo!-

    Sentii dei rumori, poi un tonfo attutito.
    -che... che è successo? ho... ho sentito un rumore...-
    -sono... anf... caduto dalle scale.-

    Il rombo del motorino accompagnò le sue parole, il respiro affannoso e agitato.
    -resisti Lele, non svenire! non dormire! ti... ti tengo sveglio io, ascolta la mia voce!-
    -...Stef?-
    -dimmi tutto.-
    -perchè mi chiami Lele e non Leo come tutti?-

    Così cominciò a parlare, fino a venire a casa mia per soccorrermi. Dolce, infinitamente dolce nel sopportarmi, curando le ferite con delicatezza, tergendo le mie lacrime. Si infilò a letto con me, senza chiedermi nulla, senza tentare di toccarmi. Dio, quanto stavo bene.

    /fine capitolo 3\

    cosa vi aspettavate? spoVcaccioni u.u
     
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  6. RYO BOGARD
     
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    Belllo!!
    Molto bello!!
    Originale ...una trama ed un modo di esporre davvero divino.

    Sei superlavita!!
    Grazie..grazie per le emozioni che dai!!!

    Bacio <3
     
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  7. o°.Kawaii!_}
     
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    grazie ryo >o< che bello rivedere i tuoi commenti dopo tanto xDD questa coppietta è ben più complicata di A&J vero? XDD *hohoho*
     
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  8. RYO BOGARD
     
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    Complicata....^o^ si ma molto profonda!!

    Ti dirò, mi sa che ho conosciuto uno (solo tramite computer...sia chiaro) con problemi analoghi...
    unica differenza...che lui non accetta di essere gay e si fa cose.... bleahhh!!

    Ma torniamo al tuo racconto..mi piace, mi sta conquistando...XDD
     
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  9. o°.Kawaii!_}
     
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    capisco XD i loro drammi sono anche un po' i miei...
    quello che non si accetta, però, non è Lele ;) scopriremo in seguito il perchè ^^ nel capitolo 4 darò anche qualche informazione su Stef... già, alla fine il più misterioso è lui XDD
     
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  10. o°.Kawaii!_}
     
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    corto, ma significativo ;) godetevi il mistero che si svela...

    [capitolo 4-lo scheletro in fondo all'armadio]

    -dal diario di Stef
    Me ne vado appena ti addormenti, correndo veloce verso casa con lo scassato cinquantino, mentre all'orizzonte della stradina di campagna il cielo comincia a rischiararsi. Guardo l'orologio: 5:17.
    -oh merda!-
    Sibilo dando gas al motorino rumorosamente, sentendo in lontananza un vecchio gridarmi ''teppista!'' con voca sfiatata dall'età. Accellero ancora, più gas, più veloce, e poi rallento fino a fermarmi, spingendo il motorino per non svegliare nessuno in casa finchp non scavalco la finestra, e mi infilo a letto ancora vestito, strappando una mezz'ora di sonno ancora alla notte.
    La sveglia mi solleva dal sonno senza sogni che avevo faticosamente conquistato, e apro gli occhi svogliatamente. Maledetto me e lamia impulsività nel promettere aiuto a un suicida. Verso la scuola mi torna in mente il detto ''mio nonno campò cent'anni perchè si fece sempre i cazzi suoi''. Si, mi sto pentendo di aver offerto aiuto proprio a te.
    Mi imbottisco di caffè alle macchinette in corridoio, prima di entrare in classe, giusto un attimo prima della prof di scienze, che annuncia verifica.
    -ma che giornata del cazz...-
    Sussurro tra me e me, girandomi a guardarti, e tu così innocente ricambi il mio sguardo, da sotto la coltre di capelli che ti nasconde gli occhi, quei magnifici occhi da regina dei ghiacci che in realtà, ormai lo so, non sei, e riesci pure a farmi rimangiare tutto: perchè in fondo, se non ci fossi stato io, tu ora non saresti in classe ma in un qualche ospedale, o peggio in un obitorio. Girandomi di nuovo verso la prof che stava distribuendo i fogli mi dico che, forse, ne è valsa la pena di una notte insonne per il privilegio del tuo sguardo.
    La ricreazione la passo con gli ''amici'', stupendomi di quanto poco sappiano di me (forse perchè ho l'impressione che l'unico a capirmi con uno sguardo sei tu), e mettendomi a tacere pensando che probabilmente è meglio così:
    Non gli racconterò che i miei genitori si sono separati quando ero piccolo, non gli racconterò che ho pianto. Torno a casa e mia madre è ai fornelli, con un grembiule a piccoli, leziosi quadratini bianchi e verde pastello, mi saluta e mi chiede come è andata la scuola mentre Gloria torna dal lavoro e mi sorride, ed io sorrido con un orriso falso, lo stesso che proprino ai miei ''amici'', ai quali non racconterò che è Gloria il motivo per cui mia madre ha lasciato mio padre, ed io la odio, odio il suo fisico liscio e senza una curva, i suoi capelli corti, come mi annuncia che deve prendere appuntamento con i professori.
    Ma, soprattutto, odio come io mi ritrovo a pregare mia madre di andarci lei.
    Ovviamente, non gli racconterò nemmeno questo.

    -dal diario di Lele
    Svegliandomi la mattina, trovai un biglietto di Stef: ''torno a casa, tu dormi'' scritto in tutta fretta mentre dormivo. Sorrisi appena, e mi vestii velocemente, preparandomi per andare a scuola. Andrea sembrava un lontano ricordo, solamente un brutto sogno da dimenticare presto.
    I fantasmi della notte erano scomparsi con lo spuntare del sole, lasciandomi solo la sensazione dolce del corpo di Stef stretto al mio, ricordo ancora vivido sulle mie mani stanche. Ero pervaso da una sensazione di spossatezza e stanchezza. Muovevo a malapena il braccio sinistro... Ok, tutto come sempre, anche stavolta sarei sopravvissuto, bene o male. A scuola ci scambiammo uno sguardo, uno solo e poi non ha più provato a parlarmi.
    In effetti deve essere stata una nottata pesante per lui quanto lo era stata per me, ma mi dette l'impressione di evidarmi proprio, e non sapevo capire perchè. Non che io abbia mai pensato che Stef fosse facile da capire...
    Dopo la scuola gli mandai un messaggio, chiedendogli se andava tutto bene, ma non ricevetti nessuna risposta.
    Evidentemente, non andava tutto bene.

    /fine capitolo 4\
     
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  11. ~Buby_ch@n
     
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    Bellissimi gli ultimi due chapy! *3*
    Romantici come mi avevi promesso! >.<
    Mi piacciono proprio loro due! Shhiii! >.<
     
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  12. o°.Kawaii!_}
     
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    questo capitolo non significa nulla XD è piuttosto inutile direi, solo che lele invita stef. e questo introduce al capitolo 6 <3 un gran bel capitolo, ohh si

    [capitolo 5- dolcezza dipinta]

    -dal diario di Stef
    -perchè ieri non mi hai risposto?-
    Per la prima volta sei tu a rivolgermi la parola.
    -scusa... giornata storta.-
    Rispondo sentendomi immediatamente colpevole di averti volutamente ignorato, e riuscendo a sentirmi pure peggio quando con un sorriso mi rispondi:
    -ok allora... meno male, pensavo di aver sbagliato qualcosa io.-
    Sembri sollevato sul serio.
    -non mi chiedi qual'è il problema?-
    -...perchè, mi risponderesti?-

    Sono impressionato. Tu, più di chiunque altro, mi hai capito. E prima di quanto ci si possa immaginare, se si pensa che a volte nemmeno io che, tecnicamente, mi dovrei conoscere più di tutti mi capisco. Chissà, forse con te mi lascerò andare, a te potrei, forse, raccontare quello che non ho raccontato mai.
    -Stef?-
    -uh... mh?-

    Mi ero un'attimo perso nei miei pensieri.
    -scusa, dicevi?-
    -dicevo che domani sera sono a fare un giro con degli amici. se ti va puoi unirti...-

    Un'invito? Per me? oh, piccolo demonio.
    -perchè no...-
    Rispondo dopo una pausa accurata. Sorridi di nuovo, incantandomi, e torni a squadrare il foglio di geometrico, i capelli che ti ricadono sul viso come sempre, mentre io mi sorprendo ad osservarti. Mando giù il groppo che ho in gola e cerco di produrre qualcosa di scolasticamente utile, scacciando dalla testa l'orribile sensazione che qualcosa stava cambiando.
    -senti... l'altro giorno... perchè poi ti sei ridotto in quel modo?-
    Ti irrigidisci. E' solo un'attimo, ma mi basta per capire che ho fatto la domanda sbagliata.
    -ehm... scusa, capisco se forse non ne vuoi parlare.-
    -scusa...scusa Stef-

    Sussurri tenendo sempre il viso basso così da nascondermi la tua espressione. Prometto a me stesso di non chiedertelo più, anche se questo segreto, devo ammetterlo, mi incuriosisce parecchio. So che non dovrei, ma comincio a indagare, a chiedere in giro, uso un po' delle mie conoscenze. Qualunque cosa per scoprirlo.
    Anche se non dovrei.

    -dal diario di Lele
    Stamattina, a scuola, mi sedetti accanti a lui.
    -perchè ieri non mi hai risposto?-
    Chiesi senza saper trattenere la curiosità.
    -scusa... giornata storta.-
    Rispose evitando il mio sguardo con aria colpevole.
    -ok allora... meno male, pensavo di aver sbagliato qualcosa io.-
    Una pausa fra noi, poi si convinse a parlare.
    -non mi chiedi qual'è il problema?-
    No che non glielo chiedevo, era ovvio che non gli andava di dirmelo.
    -...perchè, mi risponderesti?-
    Risposi con tranquillità, senza aspettarmi una risposta, che infatti non arrivò. Lo osservai vagare un po' nei suoi pensieri, ma ben presto cercai di riottenere la sua attenzione.
    -Stef...?-
    Si riscosse.
    -scusa, dicevi...?-
    -dicevo che domani sera sono a fare un giro con degli amici. se ti va puoi unirti...-

    I miei amici sicuramente lo apprezzeranno, e chissà se magari sarebbe servito a sciogliere un po' la sua scorza dura perchè, anche se io qualcosa di me glielo avevo in qualche modo detto, lui invece non si era mostrato più di tanto aperto.
    -perchè no.-
    Gli concessi un sorriso, soddisfatto dalla sua risposta, e mi rimisi al lavoro. Dopotutto, eravamo ancora in classe.
    -senti... l'altro giorno... perchè poi ti sei ridotto in quel modo?-
    Mi irrigidii, smettendo di lavorare. Perchè me lo doveva chiedere?
    -ehm... scusa. capisco che forse non ne vuoi parlare.-
    No che non ne voglio parlare. Lui non aveva nessun diritto... Nessun diritto di sapere cosa stavo passando per colpa di Andrea!
    -scusa... scusa Stef.-
    Mormorai accorgendomi che in un'attimo mi erano presi i sudori freddi. Mi rendevo conto che nei suoi confronti avevo una reazione esagerata, fobica quasi, ma non posso farci nulla. Chissà, forse un giorno glielo avrei raccontato, ma non oggi, non finchè anche lui non si sarebbe aperto.
    Nonostante tutto, la sua espressione mi suggerì che non era finita lì.

    /fine capitolo 5\
     
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  13. ~Buby_ch@n
     
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    lettuuu shore *O*
    Adesso non sto più nella pelle! >.<
    Voglio sapere a tutti i costi cosa succede dopo sHi sHi! >3<
    Voglio anche sapere tutto su Andrea, mi incuriosisce da matti u.u
     
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  14. o°.Kawaii!_}
     
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    di andrea ce ne vorrà di tempo, prima di saperlo xDD mi dispiace shore XD
     
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  15. ~Buby_ch@n
     
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    ma nu ç3ç
    :riot: *non si da per vinta*
    aspetterò! >.<
     
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45 replies since 27/5/2009, 19:40   575 views
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